Coronavirus

Casi ancora in crescita (306). E l'età media scende: 43 anni

Solo 82 nuovi infetti in Lombardia, salgono i dati delle altre Regioni. Emilia-Romagna e Campania preoccupano

Casi ancora in crescita (306). E l'età media scende: 43 anni

Non è più solo una questione lombarda. La Regione più popolata e colpita dal virus resta al centro della scena Covid ma è dalle altre Regioni che arrivano i segnali più preoccupanti. Lo dicono i numeri del bollettino di ieri, che fanno registrare un nuovo rialzo dei contagi, con 306 nuovi casi (mercoledì erano stati 282). La Lombardia è in testa ma non più con l'evidenza di qualche settimane fa, quando era stabilmente sopra il 50 per cento dei contagi: ieri erano 82 casi, poco più di un quarto (il 26,8 per cento). Segue l'Emilia-Romagna con 55, poi la provincia autonoma di Trento con 30, il Lazio con 26, il Veneto con 22, la Campania con 16 e la Liguria con 15. Soltanto la Valle d'Aosta è a zero. Numeri importanti se paragonati con i 126 del 29 giugno, quando la Lombardia era a 78 casi ma il resto dell'Italia contava solo 48 casi concentrati in undici Regioni e nove erano a zero.

Come sempre è importante rapportare i contagi ai tamponi fatti (60.311) che fanno registrare un tasso di contagi sui test dello 0,51 per cento a livello nazionale. Ormai anche in questo dato la Lombardia è più allineata al resto d'Italia con lo 0,54 per cento mentre ad esempio in Emilia-Romagna si tocca lo 0,98 e nella provincia autonoma di Trento addirittura il 2,25. Tranquillizza il dato sui morti, soltanto 10 dei quali 3 in Lombardia, che porta il totale dei decessi dall'inizio dell'emergenza a 35.092 (dei quali 16.801 nella sola Lombardia). Gli attuali positivi sono 12.404, dei quali 11.642 in isolamento domestico fiduciario e 713 ricoverati con sintomi. Non è un buon segno il fatto che le terapie intensive non scendono più, erano 48 mercoledì i ricoverati gravi e sono diventati 49. Gli Spedali Civili di Brescia, una delle città martiri del virus, hanno riperso l'«innocenza», con i pazienti Covid che sono tornati a popolare il reparto di terapia intensiva dopo tre settimane senza: sono quattro le persone ricoverate negli ultimi giorni positive al tampone e con gravi problemi respiratori. E tutti hanno intorno a quarant'anni.

Un dato questo che conferma quanto rilevato dalla Sorveglianza integrata Covid-19 dell'Istituto superiore di sanità: l'anagrafe del «contagiato medio» è molto cambiata, se per tutto il periodo più drammatico tra marzo e aprile l'età media era di 60 anni (e quella dei morti molto più alta) oggi è assai più bassa: 43 anni. Nell'ultimo mese solo il 16 per cento dei casi riguarda persone con più di 70 anni, mentre il 22,4 per cento sono nella fascia tra i 51 e i 70 anni, il 50,4 per cento in quella tra i 19 e i 50 e l'11,2 per cento fino a 18 anni. Si riduce però (o forse di conseguenza) anche la gravità con una quota tra il 60 e il 75 per cento di asintomatici.

Interessante infine l'analisi dei dati pubblicati dalla Fondazione Gimbe relativi alla settimana 15-21 luglio, che indica una circolazione endemica del virus con forti differenze regionali: dei 12.248 «attualmente positivi» il 57,2 per cento sono in Lombardia, il 29,5% si distribuisce tra Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Veneto e soltanto il 13,3 per cento nelle altre regioni.

A fronte della stabilità nell'aumento dei nuovi casi diagnosticati nell'ultima settimana rispetto alla precedente (+20) si documentano ampie variazioni regionali: in 8 regioni i casi sono in riduzione, in 11 in aumento e in 2 sono stabili.

Svettano l'incremento dei casi in veneto (+172) e la riduzione in Lombardia (-184) e si rilevano moderate variazioni in aumento in Liguria (+44), Toscana (+30) e Campania (+28) e in riduzione nel Lazio (-46) e in Piemonte (-35).

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