Da Casini a Rotondi, highlander di Palazzo. Tabacci beffa l'alleato Giggino: ha il seggio

L'ex presidente della Camera passato dal centrodestra al centro alla sinistra: per lui è l'undicesima legislatura. Ecco tutti i veterani

Da Casini a Rotondi, highlander di Palazzo. Tabacci beffa l'alleato Giggino: ha il seggio

Altro che regola dei due mandati e novellini allo sbaraglio. Il Parlamento sfoltito che esce dalle elezioni vedrà ancora in prima linea un manipolo di veterani del Palazzo, veri highlander della politica che attraversano indenni le legislature. Magari cambiando bandiera, ma non perdendo mai la capacità di raccogliere voti.

Per lo scorno di chi, per esempio Luigi Di Maio, nonostante una scissione perfetta per scrollarsi di dosso i limiti imposti dal suo «vecchio» movimento, si ritrova trombato ad appena 36 anni, salvo assistere al ritorno a Montecitorio del suo fresco socio Bruno Tabacci. Uno che di anni ne ha 40 di più ed è entrato in Parlamento quando il ministro degli Esteri uscente s'affacciava in prima elementare. L'unico eletto («Ne resterà solo uno», per restare ad Highlander) nel naufragio generale di Impegno Civico è proprio il presidente di Centro Democratico, che ha offerto il suo simbolo a Di Maio per risparmiargli la noia di raccogliere le firme, ma che non gli ha offerto i voti. Quelli li ha tenuti per sé: mentre Gigi affondava sotto il Vesuvio, Bruno a Milano Loreto ha raccolto 79.142 voti, prenotando un biglietto di ritorno per Roma. Settima legislatura, per gradire, e il bello è che a spingere Tabacci, più dei miseri 861 voti targati Impegno civico, sono stati 52mila elettori del Pd, quasi 15mila di Verdi e Si, più di 10mila di +Europa.

Storia parallela e opposta - quella di Gianfranco Rotondi, storico esponente Dc, vicino a Berlusconi e ora eletto sotto le bandiere di Fdi per il suo movimento Verde è popolare ad Avellino. Giorni fa aveva spiegato a Repubblica che anche i demitiani irpini «votano per me e quindi per Giorgia Meloni». Aveva ragione: chi è nato Dc nel feudo avellinese ora rinasce meloniano, non quadrato ma Rotondi, portando il buon Gianfranco alla sua settima legislatura.

Ma se Tabacci e Rotondi hanno fatto sette, c'è chi fa undici. L'highlander per eccellenza è un altro ex democristiano, Pierferdinando Casini. L'ex delfino del segretario Dc Arnaldo Forlani ha 66 anni e 9 mesi, ma non ha alcuna intenzione di andare in pensione. In Parlamento dal 1983 è passato dalla Prima alla Seconda Repubblica, dal centro al centrodestra, dal centrodestra al centrosinistra. Quasi sempre con la maggioranza, e facendo sempre centro, elezione dopo elezione. Presidente della Camera tra 2001 e 2006, quest'anno ha rischiato persino di salire al Quirinale. Il Pd gli ha ceduto, tra i malumori di molti dem, un collegio all'uninominale del Senato nella sua Bologna, considerato blindato, dove è riuscito a imporsi battendo per quasi 45mila voti Vittorio Sgarbi, che in campagna elettorale aveva bollato l'avversario ed ex alleato come «un fantasma». A verdetto cristallizzato, il critico d'arte è stato invece generoso: «Evidentemente Casini è meglio di me. Potrà fare molto, come sempre ha fatto. Per Bologna e per l'Italia». A cominciare dallo spegnere le sue 40 candeline da parlamentare, a giugno del prossimo anno.

Occhio al Senatùr, Umberto Bossi, che rischia l'esclusione dopo 9 legislature: candidato nel collegio plurinominale di Varese potrebbe risultare non eletto per un complicato gioco di resti.

Sicuro di entrare per la nona volta in Parlamento c'è invece un terzetto tutto di centrodestra: l'ex presidente di Fdi Ignazio La Russa, l'azzurro Maurizio Gasparri e il leghista Roberto Calderoli. Senatori di nome e di fatto.

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