La decisione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna di colpire le basi degli Houthi ha suscitato come prevedibile forti reazioni in Yemen e Iran ma anche dalle nostre parti. Se da Teheran - principale sponsor degli yemeniti - emerge disappunto, gli Houthi promettono vendette e lanciano minacce all'Occidente, mentre nella capitale Sanaa si è tenuta un'imponente manifestazione contro Usa e Uk. Immediata anche la presa di posizione dei paci-finti nostrani che non hanno perso tempo per scagliarsi contro americani e inglesi. Non solo nelle strade di Sana'a sono stati scanditi slogan anti Occidente e Israele ma anche a Roma nella manifestazione pro Palestina di ieri in cui, tra un «Israele sionista, Stato terrorista» e «intifada fino alla vittoria», si è arrivati al punto di accompagnare il corteo con le canzoni della libanese Julia Boutros che omaggiano Hezbollah. Sempre ieri Potere al Popolo e Unione Popolare hanno pubblicato una grafica con scritto «Usa e Uk stop bombing Yemen». Colpisce la solerzia con cui i paci-finti italiani sono in prima linea quando si tratta di attaccare l'Occidente ma tacciono nel momento in cui devono ricordare le responsabilità altrui. Come nel caso di Israele in cui hanno speso fiumi di parole per stigmatizzare gli attacchi a Gaza senza dire nulla (o addirittura portando avanti tesi giustificazioniste) su Hamas, ora lo stesso accade con lo Yemen.
Colpevolizzare americani e inglesi per i bombardamenti alle basi degli Houthi omettendo di dire che si tratta di un gruppo terroristico (dopo l'amministrazione Trump ora lo riconosce anche Biden) che negli ultimi mesi, oltre ad aver lanciato vari missili contro Israele, ha messo in pericolo una rotta fondamentale per il commercio con vari sequestri di navi, significa decontestualizzare del tutto lo scenario in cui avviene l'azione anglo-americana. Se poi si arriva anche a contestare la presenza di navi militari italiane con funzione deterrente in un'area come il Mar Rosso strategica per l'Italia, significa essere accecati dall'ideologia.
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