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Complottismo lunare. Mosca rilancia i dubbi sulle conquiste spaziali

I russi tornano a mettere in discussione le conquiste spaziali americane. Ma è una storia già sentita

Complottismo lunare. Mosca rilancia i dubbi sulle conquiste spaziali

Stop, indietro. Stop, indietro. È come se qualcuno volesse fare il rewind della storia: torniamo a prima del 1989, Stati Uniti-Urss, il Muro, i blocchi. È come una scena di Goodbye Lenin , un film che è un capolavoro di ironia, in cui a una signora della Germania Est che finisce in coma prima della caduta del Muro di Berlino e si risveglia dopo, ricostruiscono il mondo della Ddr perché lei non perda le sue certezze, cetriolini di Stato compresi. Qui, adesso, la certezza da recuperare è un'altra: la propaganda. La costruzione di una verità che sia funzionale a un'idea. Raccontare il peggio del nemico, le sue mistificazioni, le sue degenerazioni, cancellare mediaticamente i suoi teorici (ma evidentemente fallaci) successi. Stop, indietro. Quarantacinque anni in cinque secondi di neopropaganda: la Russia vuole aprire un'indagine per scoprire se l'America ha mai mandato un uomo sulla Luna. Perché evidentemente quella ancora oggi è una cosa che Mosca non ha digerito: la corsa alla conquista dello spazio vinta dall'America. Gli astronauti che battono i cosmonauti. Si torna indietro perché in realtà si vada avanti: lo scontro politico-diplomatico tra Stati Uniti e Russia è ai massimi degli ultimi trent'anni. La Siria, l'Iran, poi soprattutto l'Ucraina, lontani su ogni cosa, con toni sempre più alti, sempre più acidi. Poi l'inchiesta americana sulla Fifa che per Mosca è un chiaro tentativo di infangare la Russia e l'organizzazione dei mondiali del 2018, gettando un'ombra sul modo con cui la Russia ha ottenuto la coppa del mondo. Adesso lo spazio, anzi di nuovo lo spazio. Perché quello era stato lo strumento di propaganda più efficace da una parte e dall'altra nel dopoguerra e quello può essere il nuovo punto su cui battere. Ne hanno parlato alcuni giornali internazionali e in Italia la Stampa : Vladimir Markin, portavoce del Comitato investigativo del governo russo, ha pubblicato un editoriale sulla Izvestija (tradotto in inglese sul Moscow Times ), nel quale afferma che un'inchiesta potrebbe «rivelare nuovi retroscena su questi storici viaggi spaziali».

Markin pensa che si potrebbe capire meglio per quale ragione la Nasa abbia distrutto i preziosi filmati originali del primo allunaggio di Neil Armstrong e Buzz Aldrin avvenuto nel luglio del 1969, giustificando la decisione con la necessità di contenere i costi. I russi vorrebbero anche sapere che fine abbiano fatto le pietre lunari portate sulla Terra nel corso di svariate missioni e delle quali non si hanno più notizie. Usando una figura retorica per affermare quello che nega, Markin ha scritto: «Non vogliamo sostenere che gli americani non siano andati sulla Luna e che abbiano semplicemente girato un film sulla missione. Ma tutti questi manufatti scientifici - o forse culturali - fanno parte del patrimonio dell'umanità e la loro scomparsa senza lasciare traccia è una perdita per tutti noi. Un'indagine potrebbe rivelare che cosa è accaduto».

Siamo all'archeologia del complottismo. Perché le teorie sulla costruzione a tavolino dell'allunaggio sono l'inizio della grande retorica cospirazionista, diventata un genere giornalistico-letterario-cinematografico di enorme successo e di facilissima produzione: si fa leva sul sospetto che dietro ci sia qualcosa di losco, che ci sia sempre un interesse superiore, che esista un gruppo di potenti che gestisce i destini di tutti noi mistificando ogni verità. Il genere è fortunato produce notorietà e qualche soldo a chi lo usa e attecchisce facilmente: non c'è niente di più semplice che dire che i governi (specie se americano e israeliano, ma anche russo per dirla tutta) hanno interesse a raccontarvi una verità che non è assolutamente vera e il gioco è fatto. D'altronde i governi sono detestati ed essendo detestati è facile far passare il messaggio che mentano sempre.

Qui la controinformazione però arriva direttamente da un altro Stato. È strumento di potere, di delegittimazione e di calo del consenso dell'avversario. Già nel 1969 l'Urss aveva dubitato che la missione sulla Luna si fosse effettivamente svolta, e Mosca aveva sostenuto che gli Stati Uniti non disponevano ancora della tecnologia necessaria a un'impresa così complessa. All'epoca, le insinuazioni dei sovietici erano sembrate solo frutto dell'invidia e di un clima da guerra fredda che si respira nuovamente oggi, dopo le sanzioni seguite alla crisi ucraina. Le teorie sulla Conspiracy Moon sono state molte e hanno cercato di spiegare le incongruenze tra le immagini viste e ciò che in realtà avremmo dovuto vedere: la Nasa ha spiegato più volte punto per punto, ma non è servito. Esattamente come non serve smentire che l'11 settembre gli americani se lo siano fatti da soli. Le controverità sono dogmatiche almeno quanto le verità ufficiali. Non avremo alcuna risposta definitiva neanche ora. Ciascuno avrà la sua certezza. Una volta era scontato da che parte stare, oggi la caduta del Muro ha mescolato molte carte.

Ma tornare indietro nel tempo può non essere una grande idea.

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