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Concessioni di Johnson "Vicino l'accordo con l'Ue su Brexit senza rinvio"

Il premier ha fretta: in Irlanda il confine sarà sul mare. Ma ora serve il voto del Parlamento

Concessioni di Johnson "Vicino l'accordo con l'Ue su Brexit senza rinvio"

Erica Orsini

Londra A un passo dall'accordo, ma la strada è tutta in salita. Boris Johnson sembra pronto a fare ulteriori concessioni pur di lasciare l'Europa entro il 31 ottobre. E ieri pomeriggio, mentre Bruxelles chiedeva a Londra un testo legale da presentare entro la mezzanotte, il Guardian pubblicava alcune indiscrezioni sull'accordo sempre più vicino. Secondo il quotidiano se Downing Street avrà dato il via libera definitivo, il testo da inviare all'Ue dovrebbe essere pubblicato oggi. Le due squadre di negoziatori si sarebbero accordate su una dogana in acque irlandesi, una proposta rifiutata in precedenza da Theresa May come «qualcosa che nessun primo ministro potrebbe mai accettare». Ma Johnson non è un premier come gli altri. Pur di non chiedere proroghe è pronto a spingersi laddove nessun altro avrebbe osato, pur sapendo di dover ottenere il voto del Parlamento e quindi di dover convincere il Partito Unionista irlandese e la fazione oltranzista di Brexiter dell'Europea Research Group.

La leader unionista Arlene Foster lunedì ha avuto un colloquio di oltre un'ora a Downing Street e ieri sera ha nuovamente incontrato Johnson, ma non ha ancora dichiarato se sosterrà l'accordo. Leggermente più ottimista il rappresentante della fronda oltranzista dei Conservatori, Steve Barker, che sempre ieri ha incontrato il premier. «Forse riusciremo a raggiungere un accordo accettabile» ha detto. La speranza di Johnson è che passi un compromesso che vorrebbe il Nord Irlanda legalmente ancora nell'unione doganale britannica, ma di fatto in quella dell'Ue. Anche se esiste un cauto ottimismo, la tensione rimane alta sia a Parigi sia a Berlino che non vedono di buon occhio la fretta di siglare un accordo entro il summit di giovedì. Le autorità francesi rimangono estremamente prudenti e il governo tedesco aveva già dichiarato che il raggiungimento di un accordo era un obiettivo ambizioso e che, viste le difficoltà tecniche ancora da superare, sarebbero stati necessari almeno altri due mesi di trattative a meno che il Regno Unito non fosse pronto a ulteriori concessioni.

Tenta di gettare acqua sul fuoco il premier irlandese Leo Varadkar. «Non chiederei mai alla Commissione di compromettere il mercato unico ha dichiarato perché la nostra sicurezza e la nostra economia dipendono anche da esso. Vediamo che accade. Se si sottoscrive un accordo giovedì e il Parlamento vota a favore forse non ci sarà bisogno di una proroga». Intanto oggi, il capo negoziatore europeo Michael Barnier annuncerà se le negoziazioni dovranno proseguire anche la settimana prossima. «La strada è molto difficile, ma un accordo è ancora possibile» ha detto e la sua dichiarazione è bastata a riaccendere le speranze dando una timida spinta persino alla sterlina. Barnier ha anche sottolineato che esistono ancora profonde divergenze tra le parti su temi come i diritti sul lavoro, gli standard ambientali e gli aiuti di Stato. Temi sui quali il Regno Unito vorrebbe avere piena indipendenza decisionale.

Sempre in serata un portavoce di Downing Street ha minimizzato le indiscrezioni dei media dichiarando che «il lavoro da fare è ancora molto».

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