Elezioni Politiche 2018

Confalonieri spariglia: l'asse Silvio-Renzi può essere la via d'uscita

Il presidente Mediaset vede il governissimo dopo le urne: "Gentiloni? Vada avanti lui"

Confalonieri spariglia: l'asse Silvio-Renzi può essere la via d'uscita

Fedele Confalonieri alza il velo sul «finale di partita». Il presidente Mediaset profetizza un governissimo. Anzi se lo augura.

A raccogliere il suo vaticinio/speranza è il Fatto quotidiano che titola a tutta pagina: «Gentiloni può continuare, il futuro è di Silvio e Matteo». Con le virgolette nel titolo per sottolineare che sono proprio le parole di Fidel (per gli amici), il più stretto amico del leader di Forza Italia, al suo fianco praticamente da sempre.

Il giornale di Travaglio, accusato dai suoi avversari di tirare la volata al Movimento di Grillo, ha buon gioco a mettere in pagina un'intervista con il presidente Mediaset. Che finisce per dire, per la verità, cose che già erano state dette da buona parte dei protagonisti del mondo delle imprese e della finanza internazionale. Ad esempio che questa legge elettorale serve solo per mettere mano a un governo del Presidente. Una «grosse koalition» (per dirla alla tedesca) dove il senso di responsabilità nei confronti delle istituzioni spingerà la parte più moderata degli attori in campo ad accordarsi intorno alla figura dell'attuale premier.

Stabilità, d'altronde, vanno cercando (e auspicando) tutti gli osservatori più importanti delle cose italiane. E questa tornata elettorale, con una legge elettorale fatta proprio per larghe intese senza vincolo di mandato, sembra portare verso la direzione di un rinnovo della fiducia al premier uscente, supportato dalle forze che attualmente fanno da argine alle frange populiste delle rispettive coalizioni di partenza. Berlusconi, tra l'altro, è da poco stato in missione a Bruxelles per garantire il senso di responsabilità del suo partito e soprattutto per convincere le istituzioni comunitarie che si porrà personalmente come garante della stabilità. La stessa stabilità auspicata da Juncker e dall'asse franco-tedesco (Macron e Merkel). Una stabilità, cioè, al riparo da derive populiste. Ed è poi lo stesso Gentiloni, in trasferta a Davos per il World Economic Forum, a togliere il leader di Forza Italia dalla categoria dei populisti, senza smentire l'ipotesi di larghe intese dopo il voto.

Insomma l'idea di Confalonieri è tutt'altro che campata in aria. Quel governo delle larghe intese, che i grillini continuano a chiamare «inciucio» perché lo vedono come una più che probabile alternativa a un esecutivo a guida Di Maio, è oltretutto meno difficile da costruire rispetto all'omologo tedesco, arrivato non soltanto dopo una campagna elettorale senza esclusioni di colpi tra Schulz (Spd) e Merkel (Cdu), ma dopo mesi di stallo. Qui da noi la «grosse koalition» nasce con presupposti ben più positivi visto che la mischia di questi giorni, una mischia del «tutti contro tutti», sembra proprio risparmiare i confronti diretti tra l'ex sindaco di Firenze e il leader di Forza Italia. Renzi deve tenere a bada la minoranza interna. Berlusconi deve tenere fermo il timone nella nave che guida con Salvini e la Meloni, mentre grillini e sinistra italiana sparano ad alzo zero su tutti.

Facile per il giornale di Travaglio, quindi, puntare tutto sulla «benedizione» di Confalonieri alle larghe intese e sulla maliziosa nota di colore che l'ufficio Mediaset dove si svolge il colloquio con il cronista del Fatto quotidiano si trovi a pochi passi dal largo del Nazareno.

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