Doveva essere la giornata finale del congresso dell'Associazione Nazionale Magistrati. È stato il sabba di Giuseppe Conte. Dalla «nuova Tangentopoli» delle inchieste in Liguria, Puglia e Piemonte al «progetto di rinascita democratica della P2». Dopo il blitz nella Genova delle manette, Conte monta ancora sulla sua carovana giustizialista e cala a Palermo, al congresso dell'Anm. Gioca in casa, il leader del M5s. Deciso a puntare parecchie fiches della campagna elettorale delle europee sull'intreccio politico-giudiziario che sta seminando scompiglio a destra come a sinistra. Conte spara a zero, tra gli applausi delle toghe.
Con il Pd alle prese con i guai di alcuni suoi amministratori, l'avvocato vuole fare dei Cinque Stelle il partito dei pm. Perciò alza l'asticella polemica del dibattito. Evoca Mani Pulite e le trame degli anni '70. Non gli basta più la cronaca, vuole cavalcare la storia. «La riforma della giustizia è un pilastro fondamentale del disegno riformatore del governo», esordisce Conte da Palermo. Parla di «un processo di accentramento e di ridistribuzione dei poteri in senso verticistico». Per il presidente dei pentastellati «la prospettiva della separazione delle carriere, la riforma del Csm e la revisione dell'obbligatorietà della legge penale sono tutti corollari di un medesimo disegno riformatore». Ecco la sparata: «È evidente che la svolta autoritaria presenta assonanze con il progetto di rinascita democratica della P2». Conte mette in mezzo il famigerato Piano trovato negli archivi di Licio Gelli. Secondo la Lega le frasi dell'ex premier «sono molto gravi». Il Carroccio insiste sul confronto tv tra Conte e Salvini, già declinato dal giurista di Volturara Appula: «Auspichiamo che l'ormai ex avvocato del popolo abbia il coraggio di accettare il confronto televisivo con Matteo Salvini».
I magistrati chiudono alla separazione delle carriere e bocciano la riforma della giustizia, su cui invece il governo vuole accelerare. La mozione congressuale, approvata all'unanimità, conferma il no dell'Anm alla svolta. «La separazione delle carriere non è affatto funzionale a garantire la terzietà del giudice», scolpiscono i delegati nel documento. L'Anm si spinge a parlare di «strumento di ritorsione e minaccia nei confronti della magistratura». Conte si mette in scia: «Sulla separazione delle carriere noi non riteniamo che il modello italiano vada rivisto». Dice che bisogna evitare che il «magistrato requirente diventi assoggettato al potere politico». Conte individua nella riforma della giustizia e in quella costituzionale i due assi portanti di uno pseudo disegno autoritario da strategia della tensione. E quindi il premierato è una riforma «spregiudicata» e «da avventurieri».
C'è spazio per il cavallo di battaglia di questi giorni.
Il capo del M5s vede «una dilagante contaminazione tra affari e politica da Nord a Sud» e «le premesse per una nuova Tangentopoli». Il professore sale in cattedra e dà lezioni agli altri partiti: «La politica deve fare di tutto per fare pulizia al proprio interno».A Conte non basta più cavalcare la cronaca. Ora tira in ballo la storia.
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