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Conto amaro per l'Italia Il «leave» è una botta che sfiora i due miliardi

Assolombarda rivede la crescita al ribasso. L'export verso la Gran Bretagna calerà del 7%

Conto amaro per l'Italia Il «leave» è una botta che sfiora i due miliardi

Non so se Indro Montanelli, oggi, presenterebbe ancora la sua tesi del 1932, quando si laureò in Scienze Politiche alla «Cesare Alfieri» di Firenze, sui vantaggi dello splendido isolamento inglese. Dopo la Brexit, l'isolamento di Londra sarà, in effetti, tutt'altro che splendido. Ma anche per il resto d'Europa non ci saranno tanti aspetti positivi dalla defezione britannica, anzi. Pensavo che, scottati dal voto del referendum, i partner superstiti della nave europea, sempre più simile al Titanic, avrebbero fatto subito fronte comune per rispondere alla provocazione degli inglesi, già pentiti della loro scelta come dimostra il passo indietro di Boris Johnson nella corsa alla successione di Cameron. Neppure una settimana dopo il voto-capestro, i soci della Ue menano, invece, fendenti tra loro come se nulla fosse: se Juncker, con la solita faccia tosta, continua a essere arrogante con gli inglesi (e non solo), la maestra Merkel prende a ceffoni l'irrequieto Renzi senza troppi complimenti, anche se ieri la Ue ha concesso un intervento-ponte sino alla fine del 2016 a favore delle banche italiane.

Nulla di nuovo, insomma, sotto il cielo plumbeo di Bruxelles. Eppure la lezione del 23 giugno avrebbe dovuto dare uno scossone: di questo passo, senza considerare i terremoti finanziari con i contraccolpi sulle banche e le incognite che gravano sulla City, ci troveremo a pedalare in salita. Il pasticcio è, ormai, fatto: oggi, all'Assolombarda, la Confindustria rivedrà al ribasso le stime di crescita. Già sappiamo, comunque, che il nostro export verso la Gran Bretagna potrebbe scendere anche del 7%, qualcosa come 1,7 miliardi di euro su base annua, per non parlare del possibile ritorno dei dazi che potrebbero valere oltre un miliardo extra. Una nuova gabella, tanto per cambiare, a cui si deve aggiungere il vantaggio competitivo per la Gran Bretagna legato alla svalutazione della sterlina. Chi ha brindato, all'indomani dell'uscita della perfida Albione si sta, quindi, dimostrando un vero masochista anche per un particolare: la Gran Bretagna è il primo mercato mondiale di sbocco per il nostro spumante.

Come fronteggiare l'impatto negativo di Brexit? La strada obbligata diventa la creazione di una sorta di asse privilegiato tra gli imprenditori italiani e quelli francesi e tedeschi per aumentare i rispettivi interscambi. Se l'Europa funzionasse sul serio, sarebbe giunto il momento di stringere nuovi accordi commerciali tra i partner in grado di coprire la falla britannica. Ma vallo a spiegare ai nostri politici... Come possiamo sperare in una maggiore cooperazione, quando, tra i membri del club di Bruxelles, vale il principio che bisogna sempre farsi gli affari propri a scapito degli altri? È molto più facile che, sulla strada del libero-scambio, trovino intese Paesi fortemente pragmatici, con grandi mercati finanziari, come la Gran Bretagna e la Svizzera, due vere isole (una in mezzo all'Atlantico, l'altra tra le montagne alpine), piuttosto che i Paesi della Ue smettano di beccarsi tra loro.

Come i capponi di renziana memoria.

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