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Cop26, intesa Usa-Cina in extremis

La svolta a sorpresa per evitare il fallimento: le potenze mondiali collaboreranno

Cop26, intesa Usa-Cina in extremis

Rischiava di essere ben al di sotto delle aspettative, perchè se il G20 di Roma della settimana scorsa era stato il preludio, Glasgow doveva essere il punto concreto da cui partire. Ieri i negoziati sarebbero dovuti entrare nel pieno, e si è temuto lo stallo fino all'ultimo. Sembrava un film già visto: grandi parole, pochi fatti e molti delusi. Un preoccupante pantano che ha spinto il padrone di casa, Boris Johnson a tornare a Glasgow in fretta e furia, anche se stavolta, per evitare le polemiche, è arrivato col treno invece che in aereo «lo faccio salendo su un mezzo rispettoso del clima». Arrivato per ridestare animi e coscienze green assopite si è sperticato in un discorso passionale e accorato «L'obiettivo di mantenere il tetto di 1,5 gradi in più rispetto all'era pre-industriale è in bilico». «Chi sarà dei nostri?». E ancora: «Sono stati fatti progressi la settimana scorsa, ma i negoziati ora si sono fatti difficili. Occorre coraggio». L'obiettivo di 1,5 gradi, «è ancora possibile ma è tutto tranne che un affare fatto». «Ora sappiamo cosa fare, dobbiamo solo trovare il coraggio». Facile a dirsi. È «cruciale che ora mostriamo ambizione, il rischio di mancare una ambiziosa Cop26 è colossale e i rischi di arretrare sarebbero un assoluto disastro per il pianeta». Parole che lasciavano già presagire il peggio: un ennesimo nulla di fatto. Poi la svolta.

Una dichiarazione congiunta arrivata a sorpresa: Stati Uniti e Cina collaboreranno e lavoreranno insieme sul clima. Eccolo il progetto ambizioso, il punto vero da cui si può finalmente partire. È la vittoria di Glasgow: due potenze mondiali ai ferri corti che accettano di lavorare insieme per fronteggiare la crisi climatica. Il documento afferma che entrambe le parti «terranno a mente il loro fermo impegno a lavorare insieme» per raggiungere l'obiettivo di 1,5 gradi stabilito nell'accordo di Parigi e si impegnano a cooperare sugli standard normativi, la transizione verso l'energia pulita, la decarbonizzazione, la «progettazione verde e l'utilizzo delle risorse rinnovabili». Si impegnano inoltre a contrastare le emissioni di metano. Annunciato anche l'impegno a formare un gruppo di lavoro che si riunirà regolarmente per discutere le soluzioni climatiche.

«Un passo importante», fanno subito sapere soddisfatti dall'Onu. Xie Zhenhua, l'inviato speciale per la Cina ha precisato che l'intesa prevede «piani concreti» per rafforzare l'azione contro i cambiamenti climatici in questo decennio e che sia gli Usa che la Cina sono pronti «a lavorare insieme per finalizzare» l'attuazione dell'Accordo di Parigi sul clima del 2015. «Essendo le due principali potenze mondiali, la Cina e gli Usa devono assumersi la responsabilità di lavorare insieme e con le altre parti per contrastare il cambiamento climatico». Soddisfazione anche da parte dell'inviato speciale americano John Kerry, secondo cui con la dichiarazione congiunta annunciata a sorpresa a Glasgow «siamo arrivati a un nuovo punto» e l'accordo rappresenta «una roadmap» per il futuro. Secondo Kerry, Stati Uniti e Cina hanno concordato di «lavorare insieme per limitare le emissioni di metano» e l'impegno di Pechino di mettere a punto «un piano d'azione nazionale complessivo e ambizioso sul metano avrà un effetto significativo» sulla crisi climatica.

«Tra Stati Uniti e Cina non mancano le divergenze - ha sottolineato l'inviato dell'amministrazione Biden - ma sul clima la cooperazione è l'unico modo perché sia fatto il lavoro».

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