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Corbyn e il discorso copiato. "Scritto negli anni Ottanta"

Il nuovo leader del Labour ripete parola per parola "lo speech" bocciato da cinque suoi predecessori

Corbyn e il discorso copiato. "Scritto negli anni Ottanta"

Non ha sfiorato né menzionato quattro dei temi scottanti che il Regno Unito dovrà affrontare nei prossimi anni: deficit, immigrazione, terrorismo e referendum sull'Unione europea. In compenso, nel suo intervento di un'ora da nuovo leader del Partito laburista, Jeremy Corbyn ha usato, copiando quasi integralmente, ampi passaggi di un discorso scritto negli anni Ottanta da un ghostwriter di scarso successo, già bocciato dai cinque predecessori di Corbyn: Kinnock, Smith, Blair, Brown e Miliband.

«Alcuni hanno proprietà e potere, classe e capitale, status e pure sacralità, che sono negati ai più», ha detto Corbyn al Congresso di Brighton, confermando il suo profilo di socialista di ferro. «Dicono che il mondo non può essere cambiato e i più devono accettare le condizioni in cui è consentito loro di vivere (...). Il Labour è la voce che dice no ai più, a casa e all'estero: non siete obbligati a prendere quel che vi viene dato». Le sue parole hanno infiammato la platea laburista, confermato le paure della vecchia guardia blairiana e scatenato la reazione disgustata della stampa, dai feroci nemici dei tabloid - il Sun di Rupert Murdoch lo ha definito un «proclama marxista» - alla stampa di qualità, con l' Economist che lo stronca e parla di «onanismo dialettico».

Corbyn ha ripetuto, senza quasi cambiare una virgola, il discorso scritto una ventina di anni fa da Richard Heller, che sul suo sito web si autodefinisce «scrittore versatile e di grande esperienza», e che fu consigliere politico del numero due del Labour, Denis Healey, negli Anni Ottanta. Rifiutato da tutti i leader della sinistra inglese degli ultimi trent'anni, lo speech alla fine è stato pubblicato sul blog di Heller nel 2011, sotto il titolo «una collezione di frecciate» e inviato dallo stesso autore ai nuovi vertici del partito un paio di settimane fa. Peccato che, incalzato sul tema della quasi totale sovrapponibilità dei due discorsi, l' entourage di Corbyn abbia prima parlato di «pure coincidenze», sostenuto che le parole pronunciate dal leader fossero state scritte da persone «ben più capaci», per poi capitolare di fronte alle dichiarazioni del diretto interessato, che ha ammesso compiaciuto di essere stato chiamato 15 minuti prima del discorso dai nuovi vertici del partito per apprendere che Corbyn avrebbe usato «alcune parole» del suo scritto.

Al di là del «copia e incolla», dell'ingenuità e dell'approssimità con cui molti analisti sono convinti che Corbyn si stia muovendo nel mondo degli squali della politica e della stampa britannica, il discorso rubato sul filo del Congresso sembrerebbe la conferma di molte delle critiche mosse al nuovo leader: la sua sarebbe una vecchia politica fatta di slogan più che di buona amministrazione e rischia di far ripiombare la sinistra in un socialismo ormai sepolto dal corso ultraliberista intrapreso dal Regno Unito. Peter Mandelson, ex ministro e stratega delle glorie del New Labour che fu di Tony Blair, ha sepolto Corbyn con una battuta: «È stato eletto come un simbolo, non come un leader».

E in effetti il rischio che il Labour si trova ora di fronte è di essere tornato il partito che galvanizza i cuori dei militanti storici ma che trasforma il ritorno a Downing Street in una chimera. Corbyn promette di voler vincere subito, a partire dalle regionali in Scozia e Galles e dalla conquista di Londra già a maggio prossimo. Dalla sua ha i numeri di una nuova mobilitazione popolare: oltre 150mila nuovi iscritti al partito nella settimana successiva alla sua elezione. Ma i timori sulla sua scarsa presa fra i laburisti moderati e gli elettori centristi sono confermati dai sondaggi: il 72 per cento degli inglesi (rilevazione Orb per l' Independent ) non lo vede come primo ministro e il 37 per cento dei sostenitori del Labour si dice meno propenso ad appoggiare il partito alle prossime elezioni. Ma c'è di più. Nelle prossime ore Corbyn rischia di perdere il suo ministro dell'Interno «ombra», Andy Burnham, in disaccordo con il secco «no» al nucleare annunciato per affossare il programma di difesa Trident.

Avvisaglie di fuga dal «Che Guevara Corbyn».

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