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Corea del Sud, rivoluzione con le stellette. Ammessa l'obiezione alla leva obbligatoria

Finora si poteva evitare il servizio militare solo facendo 18 mesi di galera

Corea del Sud, rivoluzione con le stellette. Ammessa l'obiezione alla leva obbligatoria

La Corea del Sud è un Paese formalmente in guerra. Da 68 anni. Da quando nel 1950 ci fu l'invasione da parte dei cugini del Nord. Una pace non c'è mai stata, solo un armistizio, quello di Panmunjeon nel 1953.

Questo per dire che a Sud del trentottesimo parallelo il servizio militare è una cosa maledettamente seria. Ventuno mesi di leva obbligatoria per tutti gli uomini, da «scontare» tra i 18 e i 28 anni a seconda dei casi, ma a cui nessuno può sottrarsi. E non pensiate a marmittoni che ciondolano nei cortili o a furieri imboscati. I ventuno mesi di leva alla coreana sono rigidissimi, con differenze legate solo al corpo scelto.

Finora non era possibile nemmeno opporre all'esigente ministero della Difesa di Seul lo strumento dell'obiezione di coscienza. Chi se ne avvaleva, di solito finiva in prigione per diciotto mesi. Dal 1950 si calcola che siano stati in 19mila a esser carcerati per evitare la naja. Non proprio un'opzione attraente. E infatti a scegliere questa terribile strada erano per lo più i testimoni di Geova, antimilitaristi talmente convinti da non farsi spaventare dall'ipotesi di finire in gattabuia.

È stata proprio la vicenda di un testimone di Geova a provocare la rivoluzione. Il tizio, tale OhSeung-hun, nel 2013 era stato condannato come da manuale per avere rifiutato l'arruolamento. Aveva fatto un primo ricorso alla Corte Suprema e gli era stato respinto. Poi la Corte Costituzionale aveva stabilito che lo Stato dovesse fornire un'alternativa a coloro che per etica personale o religiosa sono contrari al servizio militare. Così Oh eccetera ha fatto un secondo ricorso e sorprendentemente la stessa Corte Suprema lo ha accettato, ribaltando la precedente draconiana sentenza: «È l'opinione della maggioranza della Corte suprema - ha dichiarato il capo della Corta Suprema Kim Myeong-su - che l'obiezione di coscienza è una ragione valida per rifiutare la coscrizione». A pronunciarsi per la libertà di coscienza sono stati nove giudici su tredici. E i testimoni di Geova esultano, parlando di «una Corea del Sud ora più in linea con le norme internazionali» e ricordano che al momento 96 loro correligionari sono in carcere per questo motivo mentre altri 900 casi simili sono pendenti nel sistema giudiziario nazionale.

Quanto sia seria la questione lo racconta anche la vicenda del calciatore Jang Hyn-soo, difensore del Tokyo Fc. Una specie di Chiellini coreano, con ben 58 presenze nella nazionale color vermiglio, compresa la vittoria ai Giochi asiatici del 2014, uno dei pochi allori sportivi che - assieme a una medaglia olimpica - garantisca l'esenzione dal servizio militare. Le glorie sportive comunque non la passano totalmente liscia: devono fare 60 giorni di addestramento militare e 544 ore di servizio collettivo sportivo. Jang ha contabilizzato anche delle ore di allenamento all'aperto a baby-calciatori un giorno in cui ciò era impossibile causa copiosa nevicata. La Federazione coreana di calcio (Kfa) se n'è accorta e lo ha radiato dalla nazionale e multato per 30 milioni di won (circa 23mila euro). E anche la stella del calcio coreano, Heung-Min Son, con un ingaggio principesco al Tottenham Hotspurs, si è dovuto far convocare come fuori quota nella under 23 che ha partecipato ai Giochi Asiatici nella speranza di vincere il torneo e di essere quindi esentato dalla leva che avrebbe spezzato la sua carriera. C'è riuscito e ha salvato il contratto in Premier League.

Ma che stress.

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