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Le Coree fanno il wrestling patrimonio mondiale

L'Unesco accetta la proposta congiunta di Seul e Pyongyang: «Agevola il processo di pace»

Le Coree fanno il wrestling patrimonio mondiale

Passi che tra i patrimoni immateriali dell'umanità ci siano i Canti hudhud degli Ifugao, i Woodcrafting del Zafimaniry e i Uyghur Muqam di Xinjiang, ma cosa ci azzecchi il Ssirum, altrimenti detto wrestling coreano, tra i tesori da consegnare alla contemplazione eterna al momento sfugge persino ai cultori del Bistritsa Babi bulgaro e della Tumba francesa, che in realtà è cubana. Per tutti noi il wrestling è sempre stato quella rissa da saloon taroccata portata in Italia dalle tv private alle fine degli anni Settanta, quel circo Barnum simil lotta libera dove valeva tutto, compreso prendere a sediate l'arbitro o, come è successo ieri l'altro in Messico, tirare un blocco di cemento in testa all'avversario. A combatttere c'era gente sdogata dalla Basaglia, ma spassosa, come Antonio Inoki, Tiger Mask, Hulk Hogan e Andre De Giant, un omone con le basette di due metri e ventiquattro che l'acromelia, la moltiplicazione incontrollabile degli ormoni della crescita, aveva trasformato nell'«ottava meraviglia del mondo». O ancora Jesse Ventura, The Body, che sull'onda di quella popolarità divenne il trenttottesimo governatore del Minnesota con il Partito della Riforma battendo sia repubblicani che democratici. Il suo motto era «Win if you can, lose if you must, but always cheat»: vinci se puoi, perdi se devi, ma bara sempre.

Ma sarà il clima di disgelo da agevolare, sarà la retorica pacifista da spalmare su ogni cosa, ma l'Unesco ha accettato la richiesta presentata dalle due Coree con candidatura congiunta di riconoscere il wrestling coreano, appunto, patrimonio dell'umanità. «Il fatto che le due Coree abbiano accettato di unire le loro rispettive candidature è senza precedenti» ha dichiarato con un sorriso da qui a qui la direttrice generale dell'Unesco, Audrey Azoulay. Per benedire l'accordo ha addirittura convocato una riunione ad hoc del comitato che si è tenuta sull'isola di Mauritius, nella capitale Port-Louis.

Wikipedia, che comunque sta alla Treccani come il wrestling sta alla lotta greco romana, giura che si tratta di una forma di combattimento antica praticata durante feste locali legate al ciclo delle stagioni tra i giovani più robusti dei villaggi, se restavi in piedi vincevi un bue. Le regole base di quello che è comunque uno sport nazionale a Pyongyang come a Seul: si lotta dentro una buca di sabbia e vince chi rovescia l'altro usando la forza dell'avversario più che la propria. Quanto basta per allinearlo tra i patrimoni dell'umanità alla Samba brasiliani e all'Opera dei Pupi siciliani. Ma secondo Azoulay «è la dimostrazione del potere straordinario del patrimonio culturale come vettore di pace e ponte fra i popoli». Pare agevoli il processo di riunificazione coreana visto che Moon e Kim Jong-un sono già d'accordo per candidarsi insieme ad ospitare le Olimpiadi 2032.

Se non è, ovvio, una taroccata pure questa.

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