Politica estera

Corruzione, si dimette il premier Costa

Inchiesta su tangenti e traffico di influenze. Nuova bufera sulla sinistra Ue dopo il "Qatargate"

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E due. Dopo il Qatar gate un altro scandalo tocca la sinistra europea, questa volta in Portogallo, dove il premier Antonio Costa si è dimesso. Il tema riguarda uno dei capisaldi delle policies socialiste, quella transizione green sbandierata come occasione di progresso «culturale» del vecchio continente, salvo poi essere foriera di inciampi come quello accaduto al premier portoghese.

La magistratura di Lisbona indaga su un filone di corruzione che ha coinvolto il principale collaboratore di Costa, ovvero il suo capo di gabinetto Vítor Escaria, il ministro delle Infrastrutture João Galamba e quello dell'Ambiente Duarte Cordeiro: le accuse parlano di tangenti e traffico di influenze per grossi investimenti verdi. Mandati di arresto sono stati spiccati inoltre per il sindaco di Sines Nuno Mascarenhas, per l'imprenditore e membro dell'inner circle del premier, Diogo Lacerda Machado. Tra gli indagati anche il capo dell'agenzia ambientale portoghese Apa e l'ex titolare dell'Ambiente João Pedro Matos Fernandes. Da quest'ultimo in particolare è partita l'inchiesta che verte il modus con cui c'è stata l'aggiudicazione di contratti nel settore energetico. Il Portogallo detiene le più ingenti riserve di litio in Europa ed è il principale produttore del continente, ma la sua produzione attuale è interamente destinata all'industria della ceramica e del vetro. Il progetto in questione prevedeva lo sfruttamento minerario di litio nel nord del Paese, oltre alla conseguente produzione di idrogeno, assieme ad un data center realizzato dalla società Start Campus a Sines, città a sud della capitale. Respinge le accuse Costa, che ha motivato così il suo passo indietro: «I doveri di primo ministro non sono compatibili con alcun sospetto sulla mia integrità. In queste circostanze ho presentato le mie dimissioni al presidente della Repubblica».

Di colpo alla credibilità della sinistra parla il copresidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, Nicola Procaccini, secondo cui «questa volta a sinistra non potranno continuare a far finta di niente, come accaduto con il Qatargate che ha coinvolto il Parlamento europeo. È sempre giusto attendere l'esito dei procedimenti giudiziari per quanto riguarda le responsabilità personali, ma credo che sul piano politico si possa affermare che la sinistra, sempre pronta ad elargire lezioni agli altri, sia affetta da un grave vulnus di trasparenza e legalità».

L'esponente socialista, al potere dal 2015, lo scorso anno aveva vinto le elezioni rafforzando la sua maggioranza, ma sin dai primi mesi di insediamento del suo nuovo governo aveva dovuto incassare una serie di cali di popolarità a causa di alcuni scandali, come quello legato alla compagnia aerea statale Tap. Nel settembre scorso infatti il governo Costa aveva deciso di mettere in vendita la maggioranza di Tap Air Portugal, il vettore di bandiera che tante chiacchiere aveva prodotto nel Paese a causa della buonuscita da 500mila euro incassata dall'ex membro del consiglio di amministrazione Alexandra Reis.

Da quell'esoso gettone aveva preso avvio un altro scandalo, denominato «TAPgate».

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