La Corte di giustizia Ue gela la Francia. Dare la caccia agli irregolari è illegittimo

Darmanin rimbalza la palla all'Italia: "Li prendiamo se hanno lo status di rifugiati"

La Corte di giustizia Ue gela la Francia. Dare la caccia agli irregolari è illegittimo
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La Francia si accorge che non basta dirsi europeista, promettere solidarietà all'Italia, per passare dal torto alla ragione. Ieri ancora respingimenti dall'area di Mentone verso Ventimiglia: secondo la Caritas, ogni giorno ne effettuano tra 180 e 190. Donne e famiglie con bambini piccoli, provenienti soprattutto da Costa D'Avorio e Guinea; uomini adulti, da Sudan, Mali, Eritrea. Per BfmTv, quasi 1.800 accompagnamenti coatti solo negli ultimi dieci giorni.

La pratica, stando alle autorità francesi, sarebbe giustificata dal regolamento di Dublino. Ma nel bel mezzo del ping pong con le forze italiane ieri è arrivato uno schiaffo alla Grandeur dalla Corte di Giustizia europea, secondo cui, così facendo, la Francia contravverrebbe alla direttiva «rimpatri». Infatti, nel caso in cui un Paese membro decida di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere interne, come fatto dalla Francia in piena emergenza a Lampedusa, un governo nazionale può sì procedere a un respingimento «sulla sola base del codice di Schengen», sottolineano i togati Ue di stanza a Lussemburgo, ma è comunque tenuto a rispettare «le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva 'rimpatri».

Parigi non può quindi «batter» i boschi con uomini e droni dando la «caccia» ai migranti che cercano di sconfinare dall'Italia, per riconsegnarli nel giro di poche ore alle autorità del Belpaese consolidando la pratica da quando si è di nuovo blindata. I migranti irregolari, evidenzia la Corte Ue, devono invece poter «beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio», e cioè «l'allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza». Gli ordini sono però ben diversi; partiti proprio dal ministro dell'Interno Gérald Darmanin, che no commenta la sentenza Ue e insiste: «Siamo d'accordo nel prendere la nostra parte di fardello a condizione che si tratti di persone assimilabili allo status di rifugiato». Cioè: l'Italia deve prima sbrigare le procedure per definirne la sorte. Una strigliata è arrivata ieri anche dalla Commissione europea: «È competenza degli Stati membri attuare una sentenza della Corte Ue», ammonisce la portavoce dell'esecutivo Ue, Anitta Hipper. Bruxelles sta "monitorando" quanto deciso «in merito ai respingimenti dalla Francia», dice, ricordando che «la reintroduzione dei controlli ai confini dev'essere un'eccezione, stiamo controllando le motivazioni della reintroduzione dei confini avvenuta negli ultimi mesi». Il problema, per il governo francese, è che da giorni a Mentone si parla di allargare gli spazi per tenere i migranti meno tempo possibile su suolo transalpino: «Qualche ora e poi ricondotti alle autorità italiane», è il refrain di polizia e gendarmi.

Un eventuale rifugio temporaneo servirà al massimo per organizzare meglio i respingimenti, non per le domande d'asilo, né accoglienza come la intende l'Ue e come accade a Lampedusa. Un gioco al rimpiattino, in cui Darmanin chiede che «gli stranieri che arrivano devono vedere la loro richiesta d'asilo esaminata in 15 giorni al confine».

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