Così il Papa ha benedetto la crociata anti nozze gay

L'abbraccio segreto di Bergoglio all'impiegata anti nozze gay

Così il Papa ha benedetto la crociata anti nozze gay

Il Papa durante il suo viaggio americano avrebbe fatto volentieri a meno del sindaco Marino, ma ha invece voluto incontrare riservatamente, se non segretamente, indovinate chi? Quella donna della contea di Grayson nel Kentucky che era stata arrestata perché si rifiutava di fornire certificati di nozze alle coppie gay. Un fatto che getta molte ombre, o luci, sui propositi di Papa Bergoglio e sui rapporti fra Chiesa cattolica e omosessuali. La storia all'inizio sembrava una curiosità folcloristica. Una funzionaria eletta (e non assunta per concorso) della contea sperduta del già sperduto Kentucky aveva preferito farsi cinque giorni in galera per ordine del magistrato, che autorizzare i matrimoni gay appena approvati dalla Corte suprema degli Stati Uniti dove, fra l'altro, i cattolici sono in maggioranza. I suoi impiegati non erano autorizzati per legge a sostituirla, ma quando si sono dichiarati disposti a mettere la loro firma sotto i certificati, il giudice ha ordinato di far subito scarcerare la Davis che è uscita di cella come un'eroina, accolta da una piccola folla e molti giornalisti. «Voglio solo rendere gloria a Dio!» aveva detto levando le braccia al cielo appena libera. Chi è Kim Davis? Quarantanove anni portati non proprio benissimo, tre mariti e quattro matrimoni (ha sposato due volte lo stesso marito) ma anche con due figli concepiti al di fuori di ogni matrimonio. Davanti al piccolo palco all'uscita della prigione la folla scandiva degli ispirati «Amen» (pronunciati « Ei-mèn ») mentre lei parlava della resistenza della coscienza di fronte alla legge. E così è finita la prima puntata di un conflitto tipicamente americano fra intransigenza etico-religiosa («nessuno può costringermi a fare ciò che la mia coscienza mi vieta») e imposizione dei diritti civili ratificati dalla Costituzione e dalla Corte suprema.

Occorre una spiegazione su come sia possibile che il rifiuto di una semplice clerk (impiegato, funzionario) a firmare dei moduli possa mettere in crisi il sistema e fare entrare in campo la forza pubblica aprendo i cancelli della prigione. Il fatto è che la carica di clerk , sia pure in una contea sperduta come la Rowan County, non è una carica solo amministrativa, ma politica. Si ottiene cioè con le elezioni locali che Kim Davis ha vinto come candidata del Partito democratico che sostiene con energia la decisione della Corte suprema affinché siano garantite le nozze fra persone dello stesso sesso, più o meno con la stessa energia con cui il partito democratico di Kennedy e Johnson garantì negli anni Sessanta la fine della segregazione razziale inviando inviare truppe in Alabama per accompagnare i bambini neri a scuola.

Kim Davis aveva deciso di non firmare alcuna licenza matrimoniale per gay essendo un'esponente della Chiesa Evangelica che si oppone a questo dubitabile diritto civile. E dunque aveva emesso un ordine di servizio interno al suo ufficio in cui vietava ai suoi dipendenti (non eletti e quindi semplici impiegati) di accettare richieste per ogni genere di licenza matrimoniale: sia gay che no. Blocco totale dunque: furia dei cittadini in attesa, scene di urla e contestazioni, poi l'arrivo delle telecamere e l'approdo alle News di prima serata. Il giudice prende in mano la cosa, intima, cerca di convincere e infine imprigiona. Questo arresto ha turbato l'America tutta, di destra e di sinistra. L' underdog , il perdente che si impunta contro il potere e resiste sfidando la galera e in certi casi la morte pur di fare valere i suoi principi etici, quali che siano. Questa donna non è bella ma sgraziata, non conosce l'ombra di un sorriso e non ha nulla che si possa definire gradevole. Persino il suo livello di education (diploma scolastico) è ignoto, ma il suo viso è diventato di colpo l'immagine del conflitto fra cittadino e Stato in materia etica. La Davis si ò ritrovata abbandonata dal suo Partito democratico ed accolta a braccia aperte da quello repubblicano locale, cosa che ha però messo a disagio il quartier generale repubblicano. Lo stesso Donald Trump ha schivato la palla dicendo genericamente che una soluzione ragionevole alla fine si troverà. È una materia controversa: la Davis è certamente una bigotta («la mia anima si è arresa a Gesù Cristo») che agisce direttamente in nome del suo Dio, ma questo è un Paese nato sulla resistenza di ogni religione, ogni piccola Chiesa, allo Stato e al re inglese, sul diritto d'asilo per ogni credo e ogni manifestazione di fede. Lo Stato, anche in questo caso, ha emesso comunicati in cui affermava che la legge è la legge e ha la supremazia su tutto: convinzioni, opinioni, religioni e quant'altro. La Davis con la sua azione intransigente ha riaperto una vecchia piaga: se debba prevalere lo spirito libertarian oppure quello del potere centrale che è una emanazione della Rivoluzione francese e di Napoleone.

La questione è stata lasciata deliberatamente aperta. Ha vinto lo Stato, ha vinto la Corte suprema ma ha vinto anche la Davis che si è vista spalancare i cancelli della prigione per essere portata in trionfo come un campione dell'indipendenza morale del singolo individuo.

Le nozze gay, sono celebrate regolarmente in tutto il Kentucky, ma oggi sappiamo che il Papa si è messo in mezzo, ha fatto sentire la sua e stranamente non ha trattato la Davis come una pazza furiosa, un'inaccettabile e imbarazzante bigotta, ma le ha detto «tieni duro». Ciò apre un nuovo capitolo nella ricca teologia di papa Bergoglio.

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