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Cummings, il guru del referendum è l'arma segreta per avere la Brexit

Ogni ministro dovrà rispondere a lui. Odiato anche dai Tory

Cummings, il guru del referendum è l'arma segreta per avere la Brexit

Londra Di tutti i nomi che compongono la nuova squadra di governo di Boris Johnson appuntatevi quello di Dominic Cummings. È lui la maggiore sorpresa del più' dirompente rimpasto governativo del Regno Unito, è lui cui si affida il nuovo primo ministro per portare a termine la Brexit, è su di lui che punta l'opposizione (interna ed esterna ai conservatori) per vedere naufragare i piani di Johnson e dei suoi alleati.

Nato a Durham, nel Nord Est inglese, 47 anni fa, Cummings è stato nominato consigliere politico del primo ministro, ottenendo anche la supervisione di tutti i consiglieri dei diversi ministeri che saranno così chiamati a rispondere a lui. Consapevole del poco tempo a disposizione, Johnson ha voluto creare una cabina di regia unica per coordinare le politiche governative in preparazione del divorzio con l'Ue a fine ottobre. La scelta di affidarla a Cummings è giustificata dall'averlo visto all'opera durante il referendum 2016: se Johnson è stato la faccia e il cuore della campagna, Cummings ne è' stato il cervello. Laureato in storia all'Exeter College di Oxford, Cummings ha cominciato la sua carriera politica come consigliere di Michael Gove (amico-nemico di Johnson, ministro con Theresa May, riconfermato nel rimpasto) all'educazione. Dopo aver lasciato la politica per un anno e mezzo, racconta sullo Spectator di essere stato contattato nel 2015 da un variegato gruppo di parlamentari e uomini d'affari per guidare il Leave nella campagna referendaria: «Ho abbandonato la mia vita felice lontano da Westminster e ho trascorso 8 settimane pedalando in giro per londra a convincere le persone a lasciare il loro lavoro e unirsi a una causa improbabile». Nasce così il comitato Vote Leave.

Conservatore ma prima ancora devoto alla causa del Leave, Cummings mette in piedi una macchina miracolosa: si attornia di fisici per lavorare sui numeri, analizzare le tendenze, studiare gli impatti marginali di una campagna promozionale; decide di spendere la maggior parte dei soldi nelle ultime settimane; investe il 98% del budget in messaggi modulati sul pubblico cui sono rivolti. Il risultato è noto. Il fatto che a fine marzo sia giudicato colpevole di oltraggio al Parlamento per non essersi presentato a testimoniare davanti a un comitato di indagine sulle fake news non gli sbarra la strada, attirando su Johnson le critiche di molti per essersi affidato a una persona spregiudicata.

Inventore del bus rosso su cui Johnson ha viaggiato durante la campagna referendaria e dello slogan Take back control, riprendiamo il controllo, Cummings è molto amato (da chi ha lavorato con lui) e molto odiato sia fuori sia dentro il partito. Estraneo ai codici della politica, ha descritto David Davis, pezzo da 90 del partito conservatore, «pesante come il macinato, pigro come un rospo». È sullo scontro tra due personalità ingombranti e diverse che i critici del nuovo governo puntano tutto. Razionale, focalizzato, attento ai dettagli Cummings, estroverso, narcisista, idealista Johnson.

L'alchimia tra i due sarà la chiave di volta per il successo o il fallimento del nuovo governo.

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