Rosso Malpelo

Diritto di cronaca, ma solo se creativa

È lecito o no attribuire a qualcuno un fatto totalmente inventato e disonorevole, e poi nascondersi dietro il diritto di cronaca?

Rosario Crocetta nella casa di Tusa
Rosario Crocetta nella casa di Tusa

Il diritto di informare ed essere informati è fondamentale. Chi lo nega? Ma - domanda - è lecito o no attribuire a qualcuno un fatto totalmente inventato e disonorevole, e poi nascondersi dietro il diritto di cronaca?

L'ultimo caso è quello del governatore siciliano Crocetta incenerito dall'accusa infamante (lanciata dall'Espresso sulla base di una irreperibile intercettazione) di non avere replicato al suo interlocutore telefonico quando quello pronunciò una turpe frase contro la figlia di Paolo Borsellino. La telefonata intercettata non si trova, il direttore del settimanale non l'ha mai ascoltata. Due giornalisti sono indagati ma si avvalgono della facoltà di non rispondere mentre si invoca il «diritto di cronaca». Cronaca di che, se manca il fatto?

Da questa vicenda traspare un vizio antico che è politico e non deontologico. Ne so qualcosa. Dopo la chiusura della Commissione Mitrokhin, che avevo presieduto fino al 2006, alcuni giornali mi attribuirono comportamenti da ergastolo: avrei organizzato a Napoli un «ufficietto» in un sottoscala per fabbricare documenti infamanti sui leader della sinistra. Il ministro degli Interni Amato aprì un'inchiesta. Naturalmente era tutto falso, inventato di sana pianta. Mi rivolsi al giudice per avere giustizia e infatti mi dette ragione.

Ma assolse i falsari riconoscendo che la falsificazione rientrava nel diritto di cronaca.

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