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La politica trova il diversivo per non discutere di politica

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Carlo Tavecchio
Carlo Tavecchio

Il Parlamento è sepolto da 8mila emendamenti e l'argomento del giorno della politica è Carlo Tavecchio. Grillo annuncia guerriglie democratiche contro le riforme istituzionali e l'argomento del giorno della politica è Carlo Tavecchio. Il Pil cresce meno di quanto previsto e l'argomento del giorno della politica è Carlo Tavecchio. C'è la guerra in Ucraina con le sanzioni alla Russia, c'è la guerra a Gaza con il Medio Oriente che ribolle ancora e l'argomento del giorno della politica è Carlo Tavecchio. Intervengono tutti: i partiti, il governo, interviene persino l'Unione europea, incapace di dire una sola cosa sensata, ma capace di parlare di Carlo Tavecchio.

Capito? Carlo Tavecchio. Che, per i pochi che a questo punto ancora non sanno chi sia, è uno dei candidati alla presidenza della Federazione italiana giuoco calcio. Un signore di 71 anni che ha detto una cosa allucinante, soprattutto per chi spera di diventare il capo supremo del nostro pallone: ha detto che noi prendiamo giovani ragazzi neri che fino a ieri «mangiavano banane». Posto che non c'è giustificazione, né comprensione per una frase così, siamo un Paese assurdo. Un Paese in cui la politica non si occupa di politica, ma di calcio, salvo poi dire che la politica dovrebbe stare fuori dal mondo dello sport.

La verità è che Tavecchio e la sua storia sono un diversivo. Niente di meglio: argomento popolare (il calcio), politicamente scorretto (vedi la banana), visibilità assicurata. Il Pd e Sel che sfiorano il grottesco, il governo che fa sapere che sarebbe meglio un passo indietro, la Lega che lo definisce un «perseguitato», Forza Italia lo difende. Sono tre giorni che va avanti così. Il ridicolo copre una storia triste che il calcio dovrebbe sbrigarsi da solo: non si può accusare un sistema di essere eccessivo se poi gli si dà un'importanza sproporzionata. Il futuro della Figc e del pallone è cosa seria, ma non così seria da meritare di essere il centro del dibattito pubblico. Così si generano mostri come l'intervento dell'Unione Europea che sfiora il demenziale sostenendo che bisogna appoggiare la Fifa nella campagna contro il razzismo. La Fifa, cioè l'organizzazione più disastrata del pianeta accusata di corruzione e di ogni altro genere di schifezza. Ecco: la Fifa ha chiesto un'inchiesta per capire se si tratta di razzismo o no. È certo che l'immagine dell'Italia esce peggiorata dalla infelice frase di Tavecchio, ma è ancora più evidente che ne esce ancor peggio quando passa interi giorni a occuparsi di questo anziché delle riforme economiche e istituzionali, oppure quando non si preoccupa del fatto che ci sono investitori internazionali pronti a iniettare capitali nel nostro Paese, ma si trovano di fronte il sindacato più retrogrado e antimoderno del mondo che rischia di far crollare il salvataggio di Alitalia da parte di Etihad.

Non è ancora arrivato il commento del presidente della Camera, ma probabilmente non siamo lontani da quel momento. Ovviamente nessuno di quelli che hanno sentito il bisogno di parlare della vicenda ricorda che in Parlamento accade di peggio, che l'insulto sui difetti fisici è prassi abituale nelle aule del Parlamento; che offese razziali corrono in transatlantico e nei comizi; che parlamentari impegnati nelle trattative che dovrebbero cambiare l'assetto istituzionale del Paese parlano esattamente come Tavecchio. Facciamola finita: il calcio si occupi di se stesso e se questo signore è inadeguato per la frase razzista o per altri motivi risolva il problema da solo. Se non ne sarà capace dichiarerà un fallimento culturale, morale, pratico, economico peggiore di quello attuale.

La politica si occupi di altro, altrimenti ammetta di contare meno di un pallone.

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