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The Donald umiliato dalla destra profonda

Il «grande negoziatore» non ha saputo arruolare i nemici dell'intervento statale

Donald Trump con Rex Tillerson (s) e Jim Mattis (r)
Donald Trump con Rex Tillerson (s) e Jim Mattis (r)

Trump è stato sconfitto dall'ala destra del suo partito, il Gop, che non ne vuole sapere di sconti fiscali per chi compera pacchetti di assicurazione sulla salute. Non c'è stato niente da fare e la colpa non può essere addossata ai democratici sostenitori del cosiddetto Obamacare che secondo Trump andrà incontro alla catastrofe finanziaria naturale indipendentemente da qualsiasi altra iniziativa del governo. Trump ha mediato, ha passato notti e mattine aprendo e chiudendo riunioni e alla fine si è rivolto anche ai democratici per chiedere un assurdo sforzo: «Se vi unite a noi, qualcosa rimarrà in piedi, se ci lasciate affondare, sarà la fine per l'assistenza medica per i cittadini americani». Ovviamente tutti i democratici a cominciare da Nancy Pelosi hanno rifiutato con disprezzo la disperata apertura e così all'ultimo momento il Presidente ha deciso di ritirare la legge senza arrivare alla sconfitta in aula per non danneggiare le sorti elettorali delle elezioni di mezzo termine.

Ma non soltanto Trump esce sconfitto e umiliato «abbiamo imparato molto sulla lealtà» perché la vera vittima politica è Paul Ryan, Speaker of the House, ovvero presidente della Camera e vero autore della riforma sanitaria basata su un principio semplicissimo: ognuno si compera segmenti di assicurazione secondo possibilità ed esigenze, senza intervento dello Stato. Ryan, che è sempre stato molto critico nei confronti di Trump, stavolta era sulla stessa lunghezza d'onda del presidente: «Peccato, ce l'avevamo quasi fatta, bastavano pochi voti, ma è andata male». Naturalmente questa sconfitta si è rovesciata tutta sul Presidente che ha finora collezionato solo fallimenti: i suoi ordini di restrizione negli ingressi da alcuni Paesi musulmani sono stati di fatto respinti, ed è finita nell'imbarazzo se non nel ridicolo l'accusa ad Obama di aver fatto intercettare i suoi telefoni. Adesso Trump aveva fatto una scelta moderata adottando una riforma della salute pubblica elaborata dal suo leader ideologico del GOP, Paul Ryan. Ma già da un mese e mezzo si era visto che le cose andavano male, quando si erano messi di traverso i trenta super-repubblicani dell'House Freedom Caucus che avevano posto una condizione senza deroghe: non avrebbero autorizzato alcuno sconto fiscale per il nuovo programma né avrebbero concesso prezzi standard per i pacchetti medici. Trump ha cercato allora di mandare avanti il progetto facendolo sostenere dai suoi true Conservative, i «veri conservatori» come il ministro della salute e risorse umane Tom Price e il suo ministro per la comunicazione Sean Spicer. I conservatori radicali del Freedom House non si sono fatti incantare e hanno risposto che non avrebbero avallato in alcun modo pezzi dell'Obamacare che volevano vedere cancellato tutto e senza trucchi fiscali.

Trump dalla settimana scorsa ha cominciato a rendersi conto che la sua ala destra erede della tradizione rivoluzionaria americana nemica di ogni tassa e ogni intervento dello Stato non avrebbe mollato e gli avrebbe fatto fare davanti al mondo una figura pessima. Di qui una selva di telefonate, tweet, inviti per un caffè, cercando di creare pacchetti di contentini ai conservatori sul rilancio delle forze armate a costo di irritare ulteriormente la Russia di Putin che non ha soldi da investire in una nuova corsa agli armamenti. Tutto fallito. I calcoli dimostrano che il rottame dell'Obamacare entro il 2026 lascerà a spasso 24 milioni di americani senza alcuna assicurazione pubblica né privata. L'ultimo scontro nello Studio Ovale è avvenuto giovedì, il giorno destinato al voto nel settimo anniversario del varo dell'Obamacare.

Ed è stato Trump a troncare: «Sono veramente stanco, è ora di andare a dormire».

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