Il dubbio

Di troppe tasse muore la democrazia

Il fisco esagerato è il vero killer di democrazia e libertà

Di troppe tasse muore la democrazia

Non sempre la storia - contrariamente a quanto teorizza l'idealismo tedesco - è un processo ininterrotto verso la libertà dell'uomo. Qualche volta si ripete, e raramente in meglio. Ha ragione il realismo di Vico e di Herder, non l'ottimismo di Hegel, per non parlare del disastroso determinismo di Marx. Avevano visto bene Edmund Burke, delle Riflessioni sulla Rivoluzione francese , Benjamin Constant, del Discorso sulla libertà degli antichi comparata a quella dei moderni , Alexis de Tocqueville della Democrazia in America , nell'individuare le implicazioni tiranniche per le libertà dell'egualitarismo razionalista e rivoluzionario, sfociato, nel Settecento avanzato, nel Terrore e, nel XX secolo, nei totalitarismi nazista e comunista.

Prima analogia col passato. Lo Stato moderno era nato contro l'assolutismo monarchico. Ma, con la Rivoluzione francese, cioè con la pretesa della Ragione di risolvere da sola i problemi dell'umanità, nonché dalla conseguente e meccanica sostituzione della sovranità del monarca con quella del popolo, è nato un nuovo assolutismo del quale il popolo è, al tempo stesso, la legittimazione formale e la vittima sostanziale, perché a governare sono i suoi rappresentanti, la politica e la burocratica, col trasferimento alla propria disponibilità delle risorse prodotte dalla società civile, cioè dal popolo. La «volontà generale» di Rousseau - la più compiuta teorizzazione della democrazia - è una forma di totalitarismo peggiore dell'assolutismo regio. Che disponeva delle libertà dell'individuo a propria discrezione esattamente come ora ne dispongono politica e burocrazia.

La rinuncia, da parte della Svizzera, del segreto bancario, che in sé ha una sua razionalità, è l'ultimo dei paradossi della storica degenerazione dei fini. Non si tratta, evidentemente - ci mancherebbe! -, di rimpiangere l'Antico regime, né, tanto meno, di fare l'elogio dell'evasione fiscale come manifestazione del diritto di proprietà. Si tratta, più modestamente, di constatare che l'eccessiva fiscalità sta uccidendo la democrazia e, con essa, le libertà che promette. E di prenderne realisticamente atto. Si discute molto, e non solo da noi, ma in tutto l'Occidente, senza venirne a capo, sulla crisi della democrazia. Ma la democrazia è in crisi perché, senza un forte contributo liberale, essa degenera in tirannide della maggioranza o, meglio, nella tirannide di minoranze oligarchiche organizzate che ne utilizzano, a proprio esclusivo vantaggio, le potenzialità. L'egualitarismo democratico non consiste, infatti, nel trasferimento di ricchezza dai ricchi ai poveri, che avrebbe ancora una sua logica, ma in quello dal popolo a chi lo governa e amministra.

Seconda analogia col passato. La Svizzera ha palesemente ceduto alle pressioni di quella Sacra alleanza fiscale fra democrazie degenerate sotto il peso della spesa pubblica - il trasferimento improprio di cui parlo - che assomiglia troppo alla Sacra alleanza politica che si era formata dopo la Rivoluzione francese contro la Modernità e la sua carica liberatoria per non essere una regressione parimenti reazionaria. Non stiamo progredendo lungo la strada della libertà, ma regredendo lungo quella di un nuovo assolutismo.

piero.

ostellino@ilgiornale.it

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