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L'ultimo colpo di Mugabe: va in tv ma non si dimette

L'ultimo colpo di Mugabe: va in tv ma non si dimette

Harare Robert Mugabe, il 93enne padre-padrone dello Zimbabwe al potere dal lontano 1980, non si arrende. Il colpo di Stato morbido che lo doveva estromettere sembrava arrivato al suo obiettivo finale ieri sera, quando l'ormai senile presidente del Paese dell'Africa meridionale, messo alle strette dai militari che si opponevano al passaggio dei poteri alla moglie di Mugabe, la 52enne Grace, si doveva presentare davanti alle telecamere approntate in una sala della State House per pronunciare il discorso con cui confermava la definitiva rinuncia alla sua carica.

I media locali, in attesa della trasmissione in diretta del discorso di Mugabe, avevano diffuso immagini del presidente che stringeva le mani dei generali che di fatto lo hanno deposto. Poi, il colpo di scena: il «compagno Bob» ha parlato alla nazione per una ventina di minuti, ma non ha annunciato le dimissioni. Fino all'ultimo Robert Mugabe aveva tentato di resistere all'intervento dei militari, ma pareva che fosse stato costretto a piegarsi quando è apparso chiaro che il suo stesso partito - lo Zanu-Pf - aveva deciso di esautorarlo, scegliendo come nuovo leader il suo ex vice Emmerson Mnangagwa.

Ieri la dirigenza dello Zanu-Pf ha reso noto che l'anziano leader avrebbe dovuto dimettersi «spontaneamente» entro oggi, in caso contrario sarebbe stata avviata la procedura parlamentare per la sua destituzione. Un comunicato del partito al potere nel classico stile marxista da sempre caro agli indipendentisti dell'ex Rhodesia britannica metteva in chiaro le cose: «Il compagno Emmerson Mnangagwa è stato eletto presidente e primo segretario dello Zanu-PF ed è stato designato candidato presidente del partito per le elezioni generali del 2018».

Ma Mugabe ha finto di non capire, probabilmente contando sul sostegno di una parte del movimento.

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