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Erdogan fa lo sbruffone con la Merkel: "Daimler e Basf aiutano i terroristi"

Ankara consegna una lista di aziende tedesche "complici dei gulenisti"

Erdogan fa lo sbruffone con la Merkel: "Daimler e Basf aiutano i terroristi"

Berlino - Per una volta sono stati i tedeschi a convocare e strigliare l'ambasciatore turco. «All'ambasciatore è stato detto senza mezzi termini che l'arresto di Peter Steudner e di altri attivisti per i diritti umani è incomprensibile e inaccettabile», recita la nota diffusa dalla Farnesina tedesca. Ufficialmente, a inquietare la diplomazia di Berlino è stato dunque l'arresto a Istanbul di sei attivisti fra i quali Steudner e il direttore di Amnesty International Turchia Idil Eser fermati dalle autorità con l'accusa di sostenere formazioni terroristiche. La stessa accusa, cioè, con la quale nel corso dell'ultimo anno il presidente Recep Tayyip Erdogan ha decapitato e incarcerato mezza opposizione, zittito la stampa indipendente, e arrestato o silurato alcune decine di migliaia di dipendenti pubblici, dai giudici costituzionali ai militari, fino agli insegnanti delle scuole medie.

Steudner era stato fermato con altre dieci persone lo scorso 5 luglio mentre partecipava a un seminario sulla sicurezza digitale. La convalida in queste ore del suo fermo in arresto che nella Turchia dello stato di emergenza può durare fino a cinque anni ha spinto il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, a interrompere le sue vacanze per tornare precipitosamente a Berlino.

Con Steudner è salito a 22 il numero di cittadini tedeschi o turco-tedeschi in carcere in Turchia con l'accusa di aver tramato o con i putschisti del predicatore Fethullah Gülen o con i terroristi separatisti del Pkk, il Partito (armato) dei lavoratori del Kurdistan.

Il ministro Gabriel sa però che la rabbia di Erdogan contro la Germania «protettrice dei terroristi», come ha appena ricordato lo stesso sultano, è solo all'inizio. Sul numero del settimanale Die Zeit in edicola oggi si legge che alcune settimane fa i servizi di sicurezza turchi hanno consegnato alla BKA (la polizia federale della Germania) una lista di nomi di sospetti terroristi in odore di gulenismo. Il giornalista Holger Stark, autore dell'articolo, ricorda anche che una lista analoga con 300 nomi era già stata recapitata brevi manu al capo dei servizi segreti tedeschi Bruno Kahl a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera.

L'ultima lista di «cattivi» rappresenta però un salto di qualità, perché non elenca persone ma aziende tedesche. Fra queste, scrive il settimanale, ci sarebbero pezzi da novanta come Daimler e Basf, alcune agenzie di viaggio «e molto più bizzarramente anche un minimarket notturno di Berlino e una bancarella di döner kebab nel Nord Reno-Westfalia».

La Germania di Angela Merkel ha sempre reagito con molta calma alle accuse di Ankara, non ha mai consegnato nessuno agli agenti di Erdogan né si è mai privata del diritto di concedere l'asilo politico anche ai cittadini turchi ritenuti a rischio discriminazione nel loro paese. Fra questi si contano anche alcune decine di diplomatici accreditati in Germania o distaccati dalla Nato sul suolo tedesco.

Di recente Gabriel e Merkel hanno anche respinto la richiesta del sultano, presente al G20 di Amburgo, di tenere un comizio in piazza per rivolgersi idealmente alla folta comunità turca-tedesca (oltre tre milioni di persone). Erdogan ha contraccambiato negando a una delegazione del Bundestag il diritto di visitare i militari tedeschi attivi presso la base Nato di Konya in Turchia; un gesto ostile che ha provocato l'intervento dello stesso segretario generale dell'Alleanza Atlantica, il danese Jens Stoltenberg. Insomma, i rapporti politico-diplomatici sono cordialmente pessimi. Eppure un Erdogan non pago della situazione comincia a punzecchiare la cancelleria impegnata in campagna elettorale anche in materia economica.

Per gruppi come la Daimler, osserva ancora lo Zeit, essere inseriti in una lista nera potrebbe avere spiacevoli conseguenze commerciali.

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