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Erdogan si autoincorona Un trionfo con mille ombre

Il presidente oltre il 52% grazie ai nazionalisti Ma il rivale Ince contesta: «Dati manipolati»

Erdogan si autoincorona Un trionfo con mille ombre

Istanbul Una donna analfabeta chiede ai rappresentanti di seggio se la possono aiutare. Il marito la accompagna, ma le leggono i nomi di partiti e candidati e mette il suo timbro sulla scheda: la sua è una scelta libera. Una giornata davvero vissuta con il fiato sospeso, quella di ieri. Un'atmosfera di speranza, si sentiva nell'aria, si respirava nelle vie. Dal taxista che tifava per Erdogan perché voleva «un uomo forte per un Paese forte» alla folla di sabato che diceva Tamam, «adesso basta», e guardava all'oppositore Muharrem Ince con fiducia, l'impressione era che queste elezioni fossero qualcosa di diverso.

Alle 17, dopo la chiusura dei seggi, tutti con il fiato sospeso davanti alle televisioni. L'affluenza è stata di oltre l'87% su circa 56 milioni di turchi chiamati al voto per il nuovo presidente e per il rinnovo del Parlamento, che passa da 550 a 600 parlamentari. Erdogan ha votato a Istanbul; lo sfidante Ince nella città delle sue radici, Yalova. L'attesa stava tutta in questa domanda: «Erdogan vincerà al primo turno o si andrà a un ballottaggio?». Intanto si diffonde la notizia che un'italiana è stata fermata dalle autorità in una provincia curda nel sud est: secondo i media locali è accusata con altri tre, allontanati dai seggi, di essersi spacciata per osservatore dell'Osce.

I primi numeri, diffusi dalla Anadolu Agency, arrivano alle 18.45, con una piccola parte di schede scrutinate. Erdogan in vantaggio ma le schede contate sono solo quelle dei piccoli centri rurali. Manca Istanbul e stanno ancora contando. Nel frattempo il Chp, il partito repubblicano di opposizione, sostiene che l'Agenzia Anadolu stia manipolando i risultati e dà percentuali molto diverse: Erdogan al 47% e Ince al 41%. E anche Adil Secim, un'altra agenzia, dà un'altra stima: Erdogan al 44% e Ince al 33%. Il Chp chiama la gente in strada e parla di brogli, invitando i rappresentanti a non lasciare i seggi per evitare manipolazioni. La vera sorpresa è il partito filocurdo Hdp di Demirtas, che entrerà in Parlamento, nonostante il suo leader sia in carcere dal 2016: ha superato lo sbarramento del 10%.

Alle 21.48, ora turca, mancano ancora i numeri finali di Ankara e Istanbul. Le percentuali potrebbero cambiare perché i conteggi sono partiti dalle campagne, dove è più forte Erdogan, che dice: «Abbiamo dato a tutti una lezione di democrazia». Con il 91,2% delle schede scrutinate, la situazione fino alla tarda serata di ieri è ancora in bilico per il ballottaggio: Erdogan sopra il 52% (in coalizione con i nazionalisti dell'Mhp sopra l'11%). Se fosse riconfermato, i suoi poteri saranno potenziati, mentre quelli del Parlamento saranno ridotti. E, come previsto dal referendum dell'anno scorso, il potere esecutivo sarà trasferito al presidente, insieme alla facoltà di emettere decreti e ampliare l'influenza sul sistema giudiziario e civile. La fedeltà della parte più conservatrice del Paese sarebbe intatta. Ma se si andasse al ballottaggio, le cose potrebbero cambiare. Tutto sta negli ultimi conteggi. In ogni caso, la folla riempie le strade con bandiere e musica. Una folla protesta Besiktas. Ragazzi dicono «non è il mio presidente». La polizia con le camionette pattuglia le strade. Mentre contano i voti la gente si apposta intonando canzoni e cori. Gridano «al fascismo». Dall'altra parte, festeggiano dicendo «viva Akp». Si sente il movimento, si sente il dissenso di alcuni e la felicità di altri. La Turchia scopre in queste ore se Erdogan riuscirà a diventare un presidente assoluto o se il suo potere si sta incrinando.

Intanto, ha appena parlato dal balcone, proclamandosi vincitore.

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