Ponte crollato a Genova

Errori, ricorsi e rischio caos: rinviato il decreto sul ponte

Era atteso per oggi, ma sull'estromissione di Autostrade incombe lo stop Ue. Ricostruzione, dubbi su Fincantieri

Errori, ricorsi e rischio caos: rinviato il decreto sul ponte

Dopo gli annunci e le polemiche, il decreto per la ricostruzione del ponte Morandi di Genova è ancora al palo. Incagliato, in attesa delle bollinature ai 49 articoli, tra scogli burocratici e giuridici.

Doveva essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ieri o al massimo oggi, invece, rischia di slittare alla settimana prossima. «Il decreto verrà pubblicato a ore», ha assicurato anche ieri il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Ma quando non è dato saperlo. L'allungamento dei tempi è dovuto ad alcuni aggiustamenti alle bozze del provvedimento circolate in questi giorni. Necessari per blindare l'efficacia del decreto e ottenere il necessario via libera dell'Unione Europea all'affidamento diretto senza gara della ricostruzione del viadotto all'Ati che dovrebbe nascere attorno a Fincantieri. L'urgenza dell'opera è il punto chiave che consentirebbe di bypassare le procedure ordinarie con il tasto verde di Bruxelles: «Stiamo dialogando con l'Unione europea perché la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova abbia il timbro dello Stato senza una gara che permetterebbe ad Autostrade di ricostruirlo», ha precisato il ministro. L'obiettivo del decreto infatti, tra le righe che definiscono le misure di sostegno alla città e agli sfollati, è soprattutto politico: escludere definitivamente la concessionaria dai lavori, mettersi al riparo dalla successiva battaglia legale, ma pretendere che la società paghi le spese della nuova infrastruttura entro 30 giorni dalla richiesta dell'importo che verrà definito dal futuro commissario. A lui infatti spettano poteri straordinari in deroga alla legge «per la progettazione, l'affidamento e la ricostruzione dell'infrastruttura». Dunque tutto ciò che serve per dare l'appalto a Fincantieri. Anche se né Fincantieri né Italferr, che dovrebbe collaborare alla ricostruzione, avrebbero tutte le capacità tecniche per realizzare un'infrastruttura di questo tipo.

+Ma il governo starebbe ancora lavorando per trovare una formula decisiva che lasci fuori Aspi da ogni partita sulla ricostruzione. Superando la stessa convenzione con lo Stato che la società è pronta a far valere in sede legale. Non solo, ma anche rendendo esplicita nello stesso decreto la volontà di revocarle la concessione. I tecnici del ministero dei Trasporti temono però che l'inserimento della decadenza possa essere bocciato da Bruxelles. E mentre il faldone rimbalza sui tavoli romani ed europei, sono al lavoro anche le diplomazie finanziarie. Come anticipato dal Sole 24 Ore, infatti, Autostrade starebbe lavorando dietro le quinte per sminare il pericolo della revoca. La strategia sarebbe quella di modificare l'azionariato di Aspi, ridimensionando la partecipazione di Atlantia a favore del fondo infrastrutturale F2i che però, al momento, non conferma e non smentisce. Un'operazione che potrebbe dribblare la revoca della concessione. L'ipotesi ha fatto twittare subito il vicepremier Matteo Salvini: «Sul ponte di Genova c'è da fare bene e da fare in fretta, la città ha bisogno di affetto, di presenza e di futuro. Se i dirigenti di Autostrade hanno un cuore, accoglieranno le scelte che verranno fatte senza andare a cercare cavilli e ricorsi vari». Ma, fino a quando il decreto non sarà nero su bianco, si brancola ancora nel buio. A trentotto giorni dalla strage.

«È facile individuare un colpevole e bruciarlo in piazza - attacca il governatore della Liguria, Giovanni Toti - più complicato ma anche più utile fare in fretta e costruire il ponte».

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