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Ex deputato russo assassinato a Kiev: era testimone chiave contro Yanukovich

Mosca respinge le accuse di omicidio politico su commissione: "Assurde"

Ex deputato russo assassinato a Kiev: era testimone chiave contro Yanukovich

Otto colpi sparati con una vecchia pistola sovietica, tre dei quali andati a segno tra il collo e la testa. Ha fatto una brutta e forse simbolica fine Denis Voronenkov, ex deputato russo rifugiato a Kiev. È successo ieri mattina verso le 11.30 nel pieno centro della capitale dell'Ucraina. Voronenkov, in compagnia della guardia del corpo che le autorità ucraine gli avevano assegnato «per ragionevoli timori sulla sua sicurezza», stava uscendo da un hotel a 5 stelle sul viale Taras Shevchenko, il Premier. La pioggia di proiettili non gli ha lasciato scampo. Anche la guardia è stata ferita, ma è stata in grado di rispondere al fuoco, uccidendo a sua volta il killer, che al momento non ha un nome.

La tragica fine di Voronenkov ha immediatamente innescato un nuovo filone polemico tra Kiev e Mosca, notoriamente divisi da una disputa territoriale degenerata in conflitto dopo l'annessione della Crimea ucraina da parte della Russia e l'occupazione di due province russofone dell'Ucraina dell'Est per mano di milizie filorusse pesantemente armate da Mosca. Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha accusato il Cremlino dell'omicidio di Voronenkov, mentre Mosca ha definito queste accuse «assurde» e parlato di «atto di provocazione dell'Sbu», i servizi segreti di Kiev.

Poroshenko, abituato a parlare con esplicita durezza con i russi, ha denunciato l'assassinio come «terrorismo di Stato russo», ricordando che Voronenkov «era stato costretto a lasciare la Russia per ragioni politiche, essendo stato uno dei principali testimoni dell'aggressione russa contro l'Ucraina». Il riferimento è al ruolo svolto dall'ex presidente filorusso Viktor Yanukovich nel dispiegamento di truppe russe in Ucraina per reprimere manifestazioni nazionaliste: Voronenkov era un testimone chiave nel caso giudiziario contro Yanukovich, accusato di responsabilità diretta nelle uccisioni di manifestanti sulla centrale piazza Maidan a Kiev nel gennaio 2014.

Voronenkov era stato tra il 2011 e il 2016 deputato comunista alla Duma russa, e aveva rivolto dure critiche alle politiche di Putin in Ucraina. Nello scorso ottobre aveva lasciato la Russia e aveva ottenuto non solo asilo, ma anche il passaporto ucraino nel giro di soli due mesi. Cosa che non andava giù ai nazionalisti ucraini di destra, che dubitavano della sua lealtà e per questo attaccavano il governo.

Voronenkov aveva votato a favore dell'annessione della Crimea alla Russia, ma in seguito affermò di esser stato assente dall'aula e che un altro deputato aveva votato per lui senza interpellarlo.

Ilya Ponomarëv, l'unico deputato russo che votò contro e che in seguito lasciò il suo Paese perché indagato per appropriazioni indebite, ha scritto su Facebook che ieri Voronenkov stava recandosi a un incontro con lui.

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