Sisma Centro Italia

Tra gli ex sfollati dell'Aquila «Noi al sicuro in queste case»

I residenti dei quartieri creati dal governo Berlusconi «Qui il sisma fa meno paura. Siamo rimasti comunità»

Tra gli ex sfollati dell'Aquila «Noi al sicuro in queste case»

Gli abitanti delle «new town» il terremoto lo hanno sentito e si sono spaventati. Alcuni, pochissimi per la verità, sono anche usciti in strada. Ma molti non si sono nemmeno mossi. «Abitare in una casa in muratura è bello ma qui ci siamo sentiti sicuri», spiega un residente. Perché le «new town», prodotto rinnegato da tutti della ricostruzione post terremoto dell'Aquila, hanno una caratteristica particolarmente apprezzata di questi tempi. Sono antisismiche. Difficile distinguerle dal resto della città. Si riconoscono per i balconi con tanti dettagli in legno di gusto un po' dolomitico. Per il resto sembrano quartieri residenziali. Bersaglio facile, dopo le inchieste della magistratura sulla ricostruzione della città con le famose intercettazioni e dopo le polemiche sulla qualità dei lavori. Ma i quartieri costruiti intorno al capoluogo abruzzese sono ancora lì. Pareti immacolate nonostante il sisma, perché sono realizzati in materiali che assorbono le scosse.

Anche nel centro di Cese di Preturo, diventato famoso per i balconi caduti, l'atmosfera è da borgo residenziale e il terremoto è un ricordo lontano. Palazzine di tre-quattro piani servite da bus, ma un po' lontane dai servizi. «Io ci sto benissimo», assicura una signora sui 40. Gli abitanti dei piani Case, Map e Fondo immobiliare (i tre programmi di «new town» aquilane) temono che i cronisti vogliamo approfondire la polemica che tiene banco da un paio di anni. Non quella sulle new town-distruggi comunità, come si potrebbe pensare nel resto d'Italia, ma sulle «bollettone» che a detta dei residenti sono troppo care. Una minoranza, convinta che essere terremotati significhi non pagare le tariffe, secondo il sindaco Massimo Cialente. Lo stesso che sottolinea come «il centro dell'Aquila» sia «ancora pericolante».

La novità è che le «new town» si stanno lentamente spopolando. Ci sono appunto i 354 appartamenti messi a disposizione dal sindaco ai terremotati sfollati del Lazio e delle Marche, su un totale di 5.653 abitazioni di varie taglie: 4.449 case in muratura, 1.204 in legno.

Il modello «new town» ha funzionato? Se lo chiedi nei bar ti dicono di no. Perché ci sono le inchieste, perché c'è una sentenza della Corte dei conti. Ma poi capisci che molti ci si trasferirebbero volentieri. L'area più contesa è quella di S Antonio. A due passi dal consiglio regionale dell'Abruzzo. È molto ambita e non c'è spazio. Ci sono liste di attesa per andarci ad abitare. Quando si libera un appartamento perché gli inquilini tornano in centro, c'è subito qualcuno delle «nuove e città» più periferiche che prende il suo posto. «Qui c'è un senso di sicurezza che altrove non avremmo», spiega Lucio mentre ritorna a casa, felpa e cargo pants. Abita qui da sei anni, in attesa di tornare nella sua casa. «Io e anche altre famiglie stiamo molto più stretti di prima, ma si sta bene. Il terremoto l'ho sentito benissimo, ma non sono nemmeno uscito da casa». Gli abitanti della «new town» sembrano tutto tranne che degli sradicati, privati della comunità di riferimento. Cliché un po' razzista della sinistra, che qui non trova applicazione. Anche muovendosi fuori dal centro, non si trova la versione delle borgate pasoliniane che uno si aspetterebbe, sentendo i giudizi di Graziano Delrio e di Laura Boldrini. Coppito tre, ad esempio, è un quartiere un po' periferico, ma è ordinato e tranquillo. Un cartello avverte che gli edifici sono stati costruiti secondo i criteri di Casa clima A, livello massimo. Intorno sono nati supermercati. Il centro della frazione, una delle più colpite dal sisma, è a un paio di chilometri. Un po' scomodo? «Perché?», chiede un abitante. «Se è bel tempo una passeggiata me la faccio volentieri». Gli abitanti delle «new town» non hanno voglia di sentirsi terremotati né di essere trattati da tali.

Di questo passo la sinistra non avrà più una comunità da difendere.

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