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Quel filo rosso che lega il sangue di Nizza e Ankara

La mattanza ha fatto da detonatore al malessere dei militari laici che contestano l'islamizzazione

Quel filo rosso che lega il sangue di Nizza e Ankara

Meno di ventiquattro ore fra la strage di Nizza e il fallito colpo di Stato in Turchia: c'è un legame di causa ed effetto, oltre che temporale? E se c'è, chi ne era a conoscenza, chi proteggeva gli insorti? Gli americani alleati storici di Ankara, o i russi che hanno incassato le scuse di Erdogan per l'abbattimento di una loro aereo da caccia, cosa che ha modificato il vecchio panorama della guerra sul fronte siriano?

Per rispondere bisogna capire chi sono i militari che a Istanbul sono usciti sconfitti. Sono militari laici che si richiamano alla rivoluzione di Ataturk, il creatore della Turchia moderna che separò lo Stato dalla religione: prima le leggi dello Stato e poi quelle della moschea. Con Erdogan al potere, il delicato meccanismo su cui si reggeva il potere dell'esercito e quello del governo eletto, si è logorato e infine è saltato. La Turchia è stata straziata selvaggiamente dalle stragi dell'Isis, ma la sostanziale inerzia del governo di Ankara ha fatto pensare, più che a una guerra, a un regolamento di conti. La Turchia è l'alleato cardine degli americani che hanno sul suo territorio importanti basi aeree da cui fanno decollare i loro aerei contro l'Isis. Nessun presidente americano si può permettere di perdere la Turchia. Ma la pubblicazione delle foto e video russi che mostravano le vie del contrabbando di petrolio fra lo Stato islamico e lo Stato turco hanno mandato in bestia tutti gli alleati occidentali della Turchia perché ha preso forma il sospetto che la guerra turca sul fronte siriano era una frode e che lo stesso Erdogan fosse in affari con l'Isis che intanto colpiva e colpisce dove vuole, come vuole fuori dal Califfato. A questo punto la classe militare turca fra i quaranta e i cinquantacinque anni (integrati e addestrati nella Nato) è entrata in sofferenza, fino alla crisi e al disastro di venerdì notte. Erdogan ha sempre temuto il putch militare e considera l'Egitto di al-Sisi un pericolo permanente, visto che al-Sisi ha usato le maniere più feroci per liquidare il jihadismo e i Fratelli Musulmani che avevano vinto le elezioni. Il brutale ma efficace governo del Cairo dimostra che far fuori il jihadismo si può, basta volerlo. Il timore (fondato) di un colpo di Stato ha reso Erdogan sempre più paranoico nei confronti delle forze armate. Ha quindi sottoposto a una vera purga i quadri militari più anziani rimpiazzandoli con personale giovane arruolato nelle campagne e con una forte caratura islamica.

Dopo la strage di Charlie Hebdo e del Bataclan in Francia, dopo gli attentati a Bruxelles e poi in Bangladesh la posizione politica di Erdogan si è indebolita. L'Isis ha dimostrato in Turchia la propria invulnerabilità sfidando quel poco che ancora è rimasto della laicità di questo Stato cerniera fra Asia e Europa. Sul fronte dei militari, anche se ha moltiplicato i consensi fra il popolo suburbano che ieri è sceso in strada facendo fallire il golpe. Intanto gli americani, Dipartimento di Stato e Casa Bianca, sono rimasti delusi dall'ambiguità dell'alleato turco che ha messo in difficoltà la diplomazia occidentale facendo abbattere un caccia russo provocando una lite furiosa con Mosca, e poi per l'improvvisa decisione di rimangiarsi tutto e di chiedere scusa a Putin. Quelle scuse sono state colte dai militari laici turchi come il segnale di un nuovo corso in direzione di un rapporto spregiudicato con Mosca. La tensione fra gli ufficiali cresciuti nella Nato e la truppa arruolata in pochi anni da Erdogan è diventata insanabile. I militari laici che hanno tentato il colpo di Stato (e che pagheranno col sangue il loro fallimento) hanno visto il loro Paese cedere all'islamismo, buttare a mare i sacri principi della separazione fra religione e Stato, giocare un ruolo ambiguo e turpe sul fronte siriano e hanno considerato che ogni attentato dell'Isis avrebbe sempre più allontanato la Turchia dall'Europa e dagli Stati Uniti. Il golpe era stato preparato in fretta, ma non in un giorno. Quando la mostruosa mattanza della Promenade des Anglais a Nizza ha messo di nuovo in crisi l'Occidente, qualcuno fra gli ufficiali laici ha pensato che fosse arrivato il momento della spallata approfittando anche dell'assenza fisica di Erdogan.

Hanno perso, ma Erdogan esce comunque indebolito e vulnerabile.

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