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Francia, accoltellati in strada. Torna l'incubo del terrorismo

L'aggressione a una stazione del metrò. Arrestato un richiedente asilo afghano. A maggio un pacco bomba

Francia, accoltellati in strada. Torna l'incubo del terrorismo

Dopo che lo scorso maggio un algerino radicalizzato provocò 14 feriti con un pacco bomba in pieno centro a Lione, in Francia torna lo spettro del terrorismo. Una giornalista della France Press, sul posto, ha visto un corpo impacchettato in una sacca trasportato a bordo di un'ambulanza; tracce di sangue sul terreno vicino alla stazione della metropolitana appena fuori Lione. Creato il perimetro di sicurezza, la dinamica appare subito poco chiara: un attacco. Immotivato e dai bersagli casuali.

Il caos scoppia nella stazione di Laurent-Bonnevay intorno alle 16,30. Sulla banchina della periferia est del capoluogo ci sono pendolari, turisti, passanti. Ma anche un uomo che si dichiara afghano. È armato di coltello. Impugna anche una lama simile a uno spiedo da cucina. Improvvisamente, raccontano i testimoni in modo confuso - tanto da far pensare in un primo momento a un complice in fuga - si scaglia sui cittadini in attesa del bus. Un 19enne viene colpito da diverse coltellate al petto. Muore poco dopo. Altre 9 persone restano ferite, 3 di loro gravemente. La Francia, preparata ad assistere a situazioni del genere, risponde con coraggio: alcuni si lanciano sull'assalitore, lo immobilizzano e poco dopo la polizia lo ferma. Il sindaco di Lione ed ex ministro dell'Interno Gérard Collomb allontana subito l'ipotesi della semplice rissa. Si indaga per «omicidio» e «tentato omicidio» e non per terrorismo. Ma le testimonianze appaiono contradditorie. «Aveva il veleno negli occhi, colpiva a caso».

Che si possa essere trattato dell'ennesimo attacco terroristico non si può escludere del tutto. Per ora è la procura di Lione ad avere in mano l'inchiesta, con l'Ufficio nazionale antiterrorismo (PNAT) che monitora la situazione. Cautela impone di dar priorità alla «pista criminale» ma l'opzione che si tratti di un soldato dell'Isis resta in filigrana. A indagare su una possibile rete, per fugare ogni dubbio, in caserma si interroga l'assalitore. A oltranza. Sarebbe senza documenti e senza fissa dimora. Si dichiara profugo afghano richiedente asilo. Fornisce diverse identità. Piovono, inevitabili, le reazioni. «La politica dell'immigrazione uccide ancora», tuona via Twitter il senatore lepenista Stéphane Ravier, del Rassemblement national. «Grazie ai passanti coraggiosi che hanno neutralizzato uno degli autori dell'attacco all'arma bianca a Villeurbanne e alle nostre forze dell'ordine che l'hanno interrogato», scrive il gollista Eric Ciotti.

Ma cos'è accaduto in quel che sembrava un tranquillo pomeriggio d'estate? Ad appena 8 chilometri dal cuore della capoluogo del Rodano-Alpi, dove 3 mesi fa l'autore del pacco bomba aveva dichiarato la sua fedeltà allo Stato islamico (ma si scoprì solo giorni dopo), più di qualcosa resta da chiarire. In serata arrivano i reparti speciali. «Il nostro pensiero va alle famiglie delle vittime, lo Stato è al loro fianco», scrive su Twitter il ministro dell'Interno Cristophe Castaner, assicurando che «la polizia farà luce sull'aggressione».

Uno dei feriti gravi sarebbe in fin di vita.

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