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La Francia di Macron: decreti e una poltrona per la moglie

Leggi da approvare entro l'estate e una posizione di riguardo per Brigitte. E iniziano le proteste di piazza

La Francia di Macron: decreti e una poltrona per la moglie

Con un anno di vita e un presidente eletto all'Eliseo, il movimento di Emmanuel Macron cambia nome. Alle «politiche» di giugno, ha annunciato ieri il segretario generale Richard Ferrand, ci si candiderà sotto le insegne de «La République En Marche». Macron rinuncia anche alla leadership. La presidente ad interim del partito da lui fondato sarà la 68enne Catherine Barboux, già alla guida della prima organizzazione di micro credito francese, l'Adie, con un passato nel gruppo Pinault-Printemps-Redoute. Impossibile non notare la somiglianza con la signora delle 35 ore Martine Aubry: stessa taglia, stessa acconciatura, stessi collier. Con Aubry ha pure lavorato, ecco perché potrebbe essere la scelta più astuta di Macron per aprire al dialogo la sinistra socialista massimalista che vede ancora il suo programma come fumo negli occhi.

Ma come governerà Macron? Non ha mai nascosto di voler ricorrere da subito ai decreti, facendo approvare leggi per ordonnance, per portare a casa i primi risultati entro l'estate. Forzature che gli eviteranno lo stress subìto quand'era all'Economia, dove la legge sul lavoro attirò le ire dell'ultrasinistra e pure dei socialisti. La vorrebbe estendere subito, inserendo il modello flexsecurity danese in cui è lo Stato a realizzare politiche attive per favorire l'occupazione, discostandosi dal modello olandese dove il coinvolgimento di privati e agenzie del lavoro non sempre ha dato buoni frutti.

Essendo il più giovane e inesperto presidente della storia repubblicana francese, ieri è stato invitato da François Hollande a fare un po' di pratica. Insieme, per la celebrazione dell'8 maggio sugli Champs élysées, due sinistre sullo stesso palcoscenico. Mediaticamente, una cerimonia dell'armistizio del '45 valsa più del passaggio di consegne previsto domenica: Hollande lo tiene al suo fianco, lo guida nei gesti, gli parla all'orecchio, rende l'idea di quanto sia forte il legame umano e politico tra i due.

Domani la proclamazione dei risultati ufficiali. Con un'agenda già ricca: «Si recherà a Berlino per la sua prima visita all'estero», fa sapere l'eurodeputata Sylvie Goulard, altra fiche possibile membro (o addirittura capo) del governo. Il primo incontro da capo dello Stato sarà con Angela Merkel, in attesa di affrontare lo scoglio delle «politiche» l'11-18 giugno che daranno il via alla nuova legislatura in cui potrebbe sfiorare la maggioranza assoluta con 280 seggi, secondo la valutazione del quotidiano economico Les Echos.

C'è poi la volontà di andare a «salutare» le truppe francesi all'estero. Entro luglio, il congresso de La République En Marche, per ufficializzare il passaggio da movimento start-up a partito di (buon)governo, ci si augura. Resta un'altra incognita non da poco: il ruolo della moglie Brigitte. Quale statuto per la sua ex prof? Macron dice da giorni che lei avrà «un ruolo». Ma la figura della première dame non esiste. In Francia per esempio al contrario degli Stati Uniti non è infatti costituzionalizzata, né sono previsti incarichi ufficiali. Sta alla discrezione del presidente.

Hollande aveva «donato» a Valérie uno studio nell'ala est del palazzo dell'Eliseo, 5 collaboratori (costo:19.742 euro al mese) e pane per le prime polemiche. Lo stesso aveva fatto Sarkozy con Carla Bruni. Macron dice: «Definiremo un quadro», ma sicuramente avrà un «ruolo pubblico» e «di riguardo». In una Parigi che ieri ha trasformato Place de la République e Bastiglia in un coagulo di protesta preventiva, ogni passo del nuovo presidente pare uno tsunami. Sotto il vessillo del Fronte sociale operai e studenti animati dai sindacati chiedevano le sue dimissioni: «Un giorno ci basta». Migliaia contrapposti alla polizia, costretta a lacrimogeni e proiettili di gomma.

Per lunedì è atteso anche il nome del futuro premier. Tra i papabili, il braccio destro e segretario Ferrand; che in tv non esclude un gollista a capo del governo spiegando che «la maggioranza dovrà riunire sensibilità diverse». La più affine pare quella del repubblicano Edouard Philippe.

Da giovane perfino militante socialista, oggi è sindaco di Le Havre.

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