Vaticano

"Al funerale voglio una bara semplice"

Sulle esequie Bergoglio va alla rottura col passato: niente catafalco e una sola veglia

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Un semplice rito funebre, l'esposizione in una bara per l'ultimo saluto dei fedeli, la rottura col passato. Papa Francesco confessa che alla sua morte non vorrà essere esposto su un catafalco. Un funerale che dovrà svolgersi «con dignità ma come ogni cristiano». A svelarlo è lo stesso Bergoglio in un libro-intervista con il giornalista spagnolo Javier Martinez-Brocal, intitolato El sucesor (Il successore), per le edizioni Planeta, in uscita oggi.

Francesco vuole così semplificare il rito funebre: ci sarà una veglia e non due e nessuna cerimonia per la chiusura della bara. Racconta, il Pontefice, di aver già disposto una revisione delle esequie papali: «Quella di Ratzinger sarà l'ultima veglia funebre celebrata così, con il corpo del Papa esposto fuori dalla bara, su un catafalco. Ho parlato con il cerimoniere e abbiamo eliminato questo e tante altre cose - dice - il rituale attuale era troppo sovraccarico».

Semplicità e sobrietà sono le due parole chiave di questo Pontifice che rompe la tradizione confermando anche la volontà di voler essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore e non, come finora avvenuto, a San Pietro. Il Pontefice spiega che dopo la statua della Regina della Pace «c'è una stanza in cui conservavano i candelabri. È quello il luogo, mi hanno confermato che tutto è pronto».

Nel libro, il Pontefice argentino racconta anche alcuni retroscena del Conclave del 2013 che lo vide poi eletto al Soglio di Pietro e rispedisce al mittente le accuse di alcuni tradizionalisti. Il 12 marzo ebbe i primi voti, poi il 13 «molti» ma «li interpretai» come un modo di «depositare i voti», racconta, confidando che il cardinale Angelo Scola aveva chiesto ai cardinali di votare per Bergoglio.

Il ricordo va anche al Conclave del 2005, durante il quale Francesco dice di essere stato «usato» per cercare di fare in modo che Joseph Ratzinger non fosse eletto Papa. «I cardinali giurano di non rivelare quanto accade in conclave, ma i Papi hanno licenza di raccontarlo. È successo - prosegue il Papa gesuita - che ho ottenuto quaranta voti su centoquindici nella Cappella Sistina. Sono bastati per fermare la candidatura del cardinale Joseph Ratzinger, perché, se avessero continuato a votarmi, non sarebbe riuscito a raggiungere i due terzi necessari per essere eletto Papa». «La manovra - prosegue nel racconto - consisteva nel mettere il mio nome, bloccare l'elezione di Ratzinger e poi negoziare un terzo candidato diverso. Mi dissero poi che non volevano un Papa straniero'. E' stata una manovra in piena regola».

In quel Conclave fu eletto Ratzinger; anche Francesco lo votò. «Era l'unico che a quel tempo poteva essere Papa - osserva -. Dopo la rivoluzione di Giovanni Paolo II, che era stato un Pontefice dinamico, molto attivo, intraprendente, c'era bisogno di un Papa che mantenesse un sano equilibrio, un Papa di transizione. Benedetto XVI è stato un uomo che ha accompagnato il nuovo stile.

E non è stato facile per lui, eh? Incontrò molta resistenza in Vaticano» aggiunge Francesco.

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