Il delitto di Garlasco

Garlasco, finiti i dubbi: Alberto Stasi è colpevole

Contro l'amico di Chiara, Andrea Sempio, non ci sono prove. Il caso sarà archiviato

Garlasco, dubbi finiti: Stasi colpevole

L'inchiesta-bis sul delitto di Garlasco è terminata. Non ci sono più testimoni da sentire o prove da cercare. La Procura di Pavia, chiamata a indagare su Andrea Sempio, indicato come «colpevole alternativo» dai difensori di Alberto Stasi, ha fatto tutto quello che - a quasi dieci anni dal delitto - si poteva fare per capire se davvero Chiara Poggi, la mattina del 13 agosto 2007, non fu uccisa dal fidanzato ma da questo amico di famiglia. E la risposta finora è netta: contro Andrea Sempio non ci sono prove. Ora il procuratore aggiunto Mario Venditti dovrà tirare le fila. Ma a meno di sorprese dell'ultima ora, l'esito appare segnato: richiesta di archiviazione. Il vero colpevole è già in galera, e si chiama Stasi.

È stato un remake arduo, quello innescato dalla memoria con cui i legali di Stasi avevano puntato il dito contro Sempio, sulla base di un dna carpito da un investigatore privato. Impossibile, per esempio, cercare i tabulati telefonici, ormai cancellati. Così si è dovuto lavorare a ritroso, cercando di capire se le spiegazioni di Sempio - che nella villa di Chiara era di casa, amico da sempre di suo fratello minore, Marco - stavano in piedi. Alla fine nessuna incongruenza, nessuna contraddizione tale da poter muovere contro il ragazzo, oggi diventato un giovane uomo, l'imputazione di omicidio.

Fu un delitto feroce

Certo, alcuni dettagli sono sfocati, difficili da collocare con certezza. Il post che Sempio pubblica su Facebook il 12 dicembre 2015 poco prima o poco dopo la condanna definitiva di Stasi: una citazione del Piccolo principe, libro preferito di Alberto, «non dimenticare il nostro segreto»; lo scontrino di un parcheggio con la data del giorno del delitto, stranamente conservato da Sempio; e poi quelle telefonate di Sempio a casa Poggi nei giorni prima del delitto, apparentemente insensate. Ma i ragazzi spesso fanno cose insensate; le mamme conservano gli scontrini; e non si può mandare un uomo in galera per una frase su Facebook.

E poi: a Sempio manca il movente. L'uccisione di Chiara fu un delitto feroce, opera di un solo individuo che agì con furia, continuando a colpire la ragazza mentre la trascinava sulle scale. Non un ladro occasionale, ma qualcuno che la conosceva bene. E cosa poteva avere mai fatto Chiara a Sempio, per trasformarlo in una belva?

D'altronde, e anche questo ha forse influenzato i pm di Pavia, la difesa di Stasi non ha mai chiesto la revisione del processo all'ex bocconiano. La verità finale per la giustizia è la condanna di Stasi a sedici anni. Anzi si racconta che i pm della nuova inchiesta si siano domandati come abbia fatto Stasi a evitare la aggravante della crudeltà e la condanna all'ergastolo: «Leggendo il referto dell'autopsia - pare abbiano detto - ci venivano i brividi».

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