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Gentiloni sbarca in Libia per blindare le frontiere

Il ministro degli Esteri promette aiuti economici, politici e umanitari, lotta a Isis e immigrazione illegale. Ma la stabilità è una scommessa

Gentiloni sbarca in Libia per blindare le frontiere

Roma - Quella del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, volato ieri a sorpresa a Tripoli con un carico di aiuti umanitari, è la prima visita di un alto responsabile di un governo straniero nella capitale libica dall'insediamento del governo di unità nazionale e la prima di un governo occidentale dal 2014.

Ci sono entrambe le bandiere, libica e italiana, sulle auto che accompagnano il capo della nostra diplomazia dall'aeroporto di Mitiga alla base navale Bu Setta per l'incontro con il premier designato Fayez al-Serraj. Gentiloni ne riassume il significato in un tweet: «Pieno sostegno al governo di accordo nazionale». Un appoggio sul piano politico, umanitario ed economico con la priorità di far ripartire l'economia libica rovinata dalla guerra civile. Gli argomenti sul banco sono molteplici, a partire dal contrasto al terrorismo e all'immigrazione clandestina. Fronti sui quali il premier libico designato vuole «rafforzare i rapporti» già radicati con l'Italia. Al termine dell'incontro, davanti ai giornalisti, Gentiloni auspica che «i libici e il governo di Unità nazionale guidino la lotta all'Isis nel Paese», con l'aiuto dell'Italia e della comunità internazionale. «Siamo pronti a venire incontro alle richieste delle autorità libiche nel campo della lotta all'Isis», assicura. Ma per combattere efficacemente il terrorismo islamico e il traffico di esseri umani, osserva Gentiloni, «è urgente che la Libia trovi stabilità e pace». L'Italia si impegnerà per questo a fare da «collettore» del sostegno internazionale al governo di riconciliazione che si è insediato nella capitale libica due settimane fa. «Altri Paesi europei visiteranno Tripoli - garantisce il ministro - perché come Europa vogliamo fortemente sostenere il Consiglio di presidenza e lavoriamo per far sì che tutta la comunità internazionale faccia altrettanto». Inoltre, anche se non c'è ancora una data certa, presto dovrebbe riaprire l'ambasciata italiana a Tripoli.

Il faccia a faccia tra Gentiloni e al Sarraj è servito anche per porre le basi a future collaborazioni bilaterali. «I ministri degli Interni dei due paesi - spiega il capo della diplomazia italiana - collaboreranno per lanciare un programma coordinato di lotta contro l'immigrazione illegale». Nei prossimi giorni verranno in Italia i ministri libici della Sanità e dei Trasporti. Parleranno della situazione sanitaria del paese, del rilancio di progetti autostradali e dei collegamenti aerei Italia-Libia. Ma in primo piano c'è sempre la necessità di districare la situazione politica e di fare in modo che il governo di unità nominato dal Consiglio presidenziale sia riconosciuto e legittimato. «Lavoreremo - dice Gentiloni - perché il Congresso dei deputati ottenga risultati positivi e appoggi il governo di unità». Il 18 aprile il Parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, dovrebbe votare la fiducia all'esecutivo del premier al Sarraj. Il Parlamento è stato già convocato e ai deputati sono state assicurate le dovute condizioni di sicurezza. È su quel voto che sono puntati gli occhi di tutta la comunità internazionale. «In meno di due settimane - osserva il ministro degli Esteri - dall'arrivo del governo a Tripoli si sono avuti progressi importanti nel sostegno di diverse componenti della realtà libica. Questo consolidamento deve ancora andare avanti e ci auguriamo che al più presto ci sia anche un voto del Parlamento di Tobruk». Del sostegno umanitario alla Libia Gentiloni aveva già parlato con al Sarraj nel giorno del suo insediamento. E ieri il ministro ha dato seguito all'impegno preso facendo atterrare un C130 carico di generi alimentari e kit medici destinati all'ospedale di Tripoli.

I prossimi aiuti saranno per Bengasi.

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