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Germania, strappo a sorpresa: "Schengen? È da sospendere"

Il ministro dell'Interno Seehofer: "Controllo dei confini finché l'Ue non sarà in grado". Smentita la linea Merkel

Germania, strappo a sorpresa: "Schengen? È da sospendere"

Con il varo a metà della settimana scorsa del suo quarto governo consecutivo Angela Merkel sperava di essersi messa alle spalle oltre cinque mesi di incertezza politica. Il varo del governo di große Koalition con i socialdemocratici (Spd) ha invece segnato l'apertura di un altro fronte: quello sul lato destro con i fratelli cristiano-sociali della Csu, costola bavarese del partito cristiano democratico (Cdu). Chi si toglie i sassolini dalla scarpa e li lancia all'indirizzo della cancelliera ha un nome e cognome: Horst Seehofer. In virtù del patto di governo, il leader del partito bavarese è diventato ministro degli Interni. In questa veste Seehofer si è fatto intervistare dalla Welt am Sonntag: «Il controllo dei nostri confini deve essere mantenuto fintanto che l'Ue non sarà in grado di proteggere i suoi confini esterni; e questo è qualcosa che non possiamo intravedere nel prossimo futuro». Traduzione: occorre sospendere il trattato di Schengen e riappropriarsi a pieno delle frontiere. «I posti di controllo sui confini non sono attivi in permanenza: anche di questo dovremo discutere». Poi, non contento, ha rincarato la dose: «Non si tratta solo di reprimere l'immigrazione illegale: le frontiere hanno un importante ruolo di protezione».

Una mela avvelenata per Merkel che ha fatto del rilancio della costruzione europea l'asse portante della rinnovata alleanza con la Spd sul fronte interno e con il presidente francese (l'europeista ed ex socialista) Emmanuel Macron su quello internazionale. La libera circolazione delle persone e soprattutto delle merci, ossia il Trattato di Schengen, è per Merkel l'architrave del successo del mercato unico europeo con la Germania al centro. Nei mesi passati Schengen è già stato sospeso da alcuni paesi per contrastare ondate migratorie fuori controllo o dare un giro di vite contro il terrorismo, ma la sospensione dispiace alla cancelliera.

Quello su Schengen è il secondo strappo di Seehofer in tre giorni: a governo appena insediato, il neoministro ha anche dichiarato che «l'Islam non appartiene alla Germania». Parole per le quali è subito stato corretto dalla cancelliera che dall'apertura all'Islam e ai suoi fedeli in Germania ha fatto un cavallo di battaglia. In barba alla disciplina di governo, Seehofer è tornato ancora sul tema con un netto «nessuno può negare che le radici della Germania siano giudaico-cristiane». Con la cancelliera, ha aggiunto il leone di Baviera, «rimangono delle differenze», ma non almeno in tema di rifugiati. Quella diversità di vedute «appartiene al passato» e oggi abbiamo un ottimo patto di coalizione incentrato su due temi inscindibili: «Limitazione e integrazione di chi è arrivato». Proprio a causa dell'emergenza-profughi dei mesi scorsi, la Csu ha perso moltissimi consensi in Baviera e Seehofer si è giocato l'amato posto di governatore.

Poiché i bavaresi tornano alle urne fra sei mesi e a destra c'è da fare argine contro gli xenofobi di AfD, c'è da scommettere che il neoministro darà ancora del filo da torcere alla cancelliera.

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