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Se le urne spaccano i poteri forti del mondo

Leader europei amici ma nemici. Usa e Russia convitati di pietra

Se le urne spaccano i poteri forti del mondo

Manca poco all'ora zero e la Grecia ci sta arrivando divisa e in preda alle contraddizioni. Gli ultimi sondaggi evidenziano un testa a testa tra il sì e il no e cominciano i primi aggiustamenti di tiro. Se in un primo momento il referendum era dipinto come un sì o un no all'euro, adesso il governo greco, per bocca dello stesso premier Tsipras, ci tiene a precisare che si tratta di un voto legato esclusivamente al piano europeo di aiuti («non sarà un referendum sulla permanenza della Grecia nell'euro») e che, a prescindere dal risultato, si farà «un accordo a breve». Sarà vero? Berlino non sembra della stessa idea, tanto che la cancelliera Angela Merkel ha spinto l'Ue a congelare i negoziati fino al risultato del voto. Ma l'Europa non è compatta; il presidente francese Francois Hollande giovedì scorso aveva infatti invitato tutti alla trattativa a oltranza: «Serve un accordo prima del referendum per non sprofondare la zona euro nel vuoto». D'altronde, il voto greco ha aperto un vaso di pandora dal quale, oltre a emergere la fragilità di questa Europa, sono venute a galla anche posizioni spesso curiose e sorprendenti di molti leader politici.

A tirare le file, come sappiamo, è la Merkel, anzi, il suo ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble che ha subito bocciato il referendum «perché non fornisce alcuna chiarezza», ma soprattutto perché è convinto che il voto sconfesserà Tsipras e costringerà i greci a tornare al tavolo negoziale in ginocchio. Il falco Schaeuble ha superato la cancelliera di ferro e l'ex segretario del Tesoro Usa, Tim Geithner, lo sottolinea nel suo ultimo libro di memorie in uscita in America. «Cacciare i greci dall'Eurozona era una strategia plausibile, perfino desiderabile - scrive Geithner riportando le parole del ministro tedesco durante un incontro -. Lasciar bruciare la Grecia, avrebbe reso più facile la costruzione di un'Europa più forte, con barriere più credibili».

Se la rigidità tedesca non meraviglia nessuno, quella del premier italiano invece sì. Renzi aveva accolto Tsipras in Italia come un amico esprimendo più che comprensione per la situazione greca. Eppure, appena è sbarcato a Berlino pochi giorni fa, ha scaricato subito Atene e il compagno Tsipras, allineandosi alla cancelliera. «Il referendum è una scelta azzardata», ha detto parlando di «irresponsabilità», anche se non ha risparmiato critiche all'eccesso di austerity dell'Ue.

Il referendum greco ha formato fronti inediti in Italia. Sull'onda dell'antico proverbio «il nemico del mio nemico è mio amico«, sono diversi quelli scesi in campo a fianco di Tsipras. Oltre alla minoranza Pd in aperta critica con il leader Renzi, ci sono anche Sel, i grillini e la Lega di Salvini. «Anche in Italia - ha scritto Grillo sul suo blog - vogliamo che siano i cittadini a decidere sull'euro con il referendum che proporremo in Parlamento». Un concetto sempre presente nei discorsi della Lega: «Nessuno ha mai chiesto agli italiani se volevano questa Europa». Anche il liberista Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, si è schierato con il premier di sinistra greco. «Io tifo Tsipras, con tutte le contraddizioni, però almeno mette sul piatto le contraddizioni di questa Europa, questa Europa di burocrati, questa Europa a trazione tedesca, questa Europa che fa gli interessi solo della Germania e del nord dell'Unione». Non la pensa allo stesso modo il suo leader, Silvio Berlusconi. «Per l'Europa è assurdo pensare di rinunciare alla Grecia, un Paese alla radice della nostra civiltà». E nonostante non smetta di ripetere che «questa Europa sta facendo fallire il sogno europeo», non si schiera con la sinistra greca.

Nel grande mare di dichiarazioni e scelte di campo, non possiamo tralasciare l'atteggiamento di due convitati di pietra: gli Stati Uniti e la Russia. In America c'è chi tifa apertamente per Tispras, come gli economisti Joseph Stiglitz e Paul Krugman, che sul discorso austerity sono in linea con la Casa Bianca. Barack Obama, infatti, non ha mai smesso di ribadire la sua contrarietà al rigore tedesco e non sarà certo dispiaciuto se Berlino dovrà rivedere almeno in parte la sua politica. Da Mosca è arrivata invece piena solidarietà alla Grecia e non potrebbe essere altrimenti: indebolire il fronte europeo delle sanzioni, con i danni che hanno creato a tanti paesi tra cui la Grecia, è sicuramente una priorità. Putin aveva già offerto delle linee di credito a Tsipras. D'altronde, i greci sono ortodossi come i russi e, anche se il primate della Chiesa ortodossa di Atene è favore del «sì», potrebbero accettare il loro aiuto per evitare il disastro.

Le prossime ore saranno decisive.

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