Giubileo 2015-16

Il Giubileo della paura non fa il tutto esaurito

San Pietro si riempie solo a metà. L'effetto Parigi frena gli arrivi, molte cancellazioni dell'ultim'ora. Il prefetto Gabrielli: "Nessun flop, il picco a Pasqua"

Il Giubileo della paura non fa il tutto esaurito

Roma - Alla fine è stata un giornata più tranquilla di venerdì scorso, quando Roma è rimasta paralizzata per ore dallo sciopero di una piccola sigla sindacale del trasporto pubblico, un vero caos. A guardarla nel giorno del grande Giubileo della Misericordia, invece, la capitale è sembrata addirittura efficiente. Tutto è filato liscio grazie all'enorme spiegamento di forze messo in campo per garantire la sicurezza dei pellegrini dopo le minacce dell'Isis, senza dubbio, ma soprattutto per effetto del dopo-Parigi che ha provocato cancellazioni e affossato le prenotazioni, ridimensionando questo evento attesissimo. Un mezzo flop, dunque, che neppure l'invito di Papa Francesco ad abbandonare la paura è riuscito a mitigare.Delle 100mila persone attese per l'apertura della Porta Santa se ne sono presentate sì e no 50mila. Ma Per il prefetto Franco Gabrielli non è stato un flop: «Noi abbiamo sempre parlato di una forbice tra le 50mila e le 100mila presenze, convinti più sulla parte bassa delle presenze. L'8 dicembre poi cadeva durante un ponte che tradizionalmente svuota la città, il picco ci sarà a Pasqua». L'afflusso e il deflusso dei fedeli si è svolto senza intoppi, nonostante le imponenti misure di sicurezza, nessun problema di viabilità intorno al Vaticano neppure sul Lungotevere, solitamente intasato, circolazione regolare anche nella metro, che a Roma è spesso un terno al lotto e che ieri se l'è cavata con uno dei soliti guasti, questa volta agli ascensori della stazione Ottaviano, proprio una di quelle che serve l'area della Basilica. Anche i Terminal di Fiumicino erano semideserti, nonostante la festa dell'Immacolata. «La paura era tanta e dopo gli attentati di Parigi molta gente ha rinunciato», osserva un volontario al termine della cerimonia. Chi ha scelto di venire, invece, era tranquillo. I controlli erano imponenti, rassicuranti. E i pellegrini li hanno accettati con pazienza, anche se per superarli occorreva più di un'ora: prima l'ispezione di borse e zaini, poi i metal detector. «Come in aeroporto», diceva chi era il fila svuotandosi le tasche e sfilandosi le cinte. I varchi sono stati aperti come previsto alle 6,30 del mattino, con tantissimi pellegrini in coda dopo aver trascorso la notte sotto le stelle, anche con i bambini al seguito. Quando è cominciato a piovere Piazza San Pietro è diventata un tappeto di ombrelli, ma nessuno si è mosso, nessuno si è lamentato. Il sole è spuntato al momento dell'apertura della Porta Santa, prima Papa Bergoglio, subito dopo Benedetto XVI, poi tutti gli altri, il fila, ordinatamente, con lo smartphone in mano, senza sottrarsi al rito dei selfie.Intanto in cielo volavano gli elicotteri, mentre duemila telecamere erano puntate sul Vaticano e in città erano dislocati quattro furgoni attrezzati per il monitoraggio delle frequenze radio. Una blindatura senza precedenti, con 3.300 uomini delle forze dell'ordine, tiratori scelti sui tetti, 30 vigili del fuoco, 528 volontari della protezione civile, 350 vigili urbani. Presidiato anche il Tevere da poliziotti sulle moto d'acqua. Nessuna criticità, al massimo i carabinieri hanno dovuto arrestare tre romeni che si fingevano agenti per derubare i pellegrini. Tutto si è svolto in modo fluido anche quando Papa Francesco si è spostato in piazza Mignanelli per il tradizionale omaggio alla statua della Madonna. «Anche per oggi è andata», si è lasciato andare un poliziotto con il prefetto al passaggio del Pontefice. A fine giornata Gabrielli ha potuto finalmente tirare un respiro di sollievo.

Prima prova superata: «Ma non abbassiamo la guardia, a Roma sarà allerta massima per tutto l'anno».

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