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Governo Merkel in alto mare La «Giamaica» non è in vista

A un mese e mezzo dal voto verdi, liberali e bavaresi continuano a litigare con la cancelliera sul programma

Governo Merkel in alto mare La «Giamaica» non è in vista

Berlino «Credo che possa funzionare». Ha usato il congiuntivo la cancelleria tedesca Angela Merkel nell'annunciare ieri l'avvio dell'ultimo round «esplorativo» per la formazione del suo quarto governo. Un mese e mezzo dopo che i cristiano-democratici (Cdu) e i cristiano-sociali bavaresi (Csu) hanno vinto le elezioni, perdendo comunque una fetta dei propri elettori a favore dei populisti di Alternative für Deutschland (Afd), la barca che fa rotta per la Giamaica è ancora in alto mare. «Giamaica» è il nomignolo affibbiato dalla stampa alla coalizione nero-giallo-verde che la cancelliera cerca di mettere in piedi, alleando il duo Cdu-Csu (nero), con i Liberali (giallo) e gli ecologisti (verde). Il sodalizio arlecchino è l'unico possibile dopo che i socialdemocratici, anch'essi bastonati sonoramente lo scorso 24 settembre, si sono resi indisponibili a una replica della grosse Koalition che ha governato la Germania negli ultimi quattro anni. Messa a dieta da AfD, l'Unione Cdu-Csu ha dunque bisogno di altri due partiti per poter governare. «Spero che ci sia la volontà di farla funzionare. È nostra responsabilità farlo e da parte mia ce la metterò tutta», ha proseguito Merkel prima di chiudersi in nuovi colloqui che dovrebbero durare tutta la notte.

Il tempo non gioca a favore della cancelliera. Sebbene gli istituti di ricerca continuino a snocciolare dati positivi sui fondamentali dell'economia, i tedeschi, la Borsa di Francoforte e la comunità internazionale si aspettano che Berlino dia un governo al Paese entro Natale. L'operazione non è semplice. Verdi e liberali sono agli antipodi su temi come la politica energetica e quella fiscale. Differenze non mancano poi all'interno della stessa Unione, con la Csu che chiede alla Cdu una politica migratoria rigorosa, con un tetto agli asili politici e un freno ai ricongiungimenti familiari. «Noi insisteremo per il diritto al ricongiungimento», ha affermato la verde Claudia Roth prima di iniziare l'ultimo round esplorativo. Parole pronunciate per non perdere la faccia davanti ai propri elettori dopo che gli ecologisti hanno dovuto abbandonare la pretesa di una progressiva chiusura in Germania di tutti gli impianti a carbone. La proposta ha incontrato il «Nein!» deciso dei liberali, tradizionali sponsor delle mondo delle imprese che paga già bollette elettriche salate dopo la chiusura annunciata nel 2011 degli impianti nucleari. Il negoziato sarà dunque giocato sui numeri, ossia su quante migliaia di familiari di profughi accogliere nei prossimi quattro anni e quanti milioni di tonnellate di CO2 tagliare nello stesso periodo. Anche l'Europa, tradizionale feudo merkeliano, è diventata oggetto del contendere, con i liberali contrari sia all'idea macroniana di un budget europeo condiviso sia al salvataggio dei Paesi che rischiano di uscire dall'eurozona.

Senza dimenticare la questione dei ministeri: impegnata ad accontentare tutti, la cancelliera sembra pentita di aver promesso le Finanze ai liberali. Insomma, la coperta è molto corta e Merkel non si può permettere uno strappo. La Germania non è abituata a governi di minoranza ma neppure è pronta a nuove elezioni. Se tuttavia il negoziato esplorativo dovesse fallire, la responsabilità ricadrebbe sulla cancelliera che non a caso ieri invitava le parti in causa «a mettersi nei panni altrui».

Per Merkel, sintetizza la Bild, «questa è la notte più pericolosa».

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