La svolta è contenuta nell'articolo 48 (comma 4) del Dl semplificazioni, approvato venerdì sera dalla Camera dei Deputati. Tre righe che danno la cifra del cambio di passo voluto dal governo Draghi: i tribunali amministrativi non avranno più il potere di bloccare i cantieri. Tre righe, in un decreto di 67 articoli, per spazzare via il fardello della giustizia amministrativa. In caso di contenziosi amministrativi le opere del Pnrr proseguiranno il loro iter e non subiranno interruzioni. Per gli investimenti previsti dal Recovery, la norma stabilisce che in caso di impugnazione degli atti relativi alle procedure di affidamento, i lavori delle opere andranno avanti, al netto dell'esito del contezioso. «È la garanzia che l'Italia procederà in velocità, senza pregiudicare le legittime tutele per le imprese» - commenta il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Il ministro ha già in mente la sua road map: vaccini e riforme entro agosto. A settembre bisognerà accendere i motori dell'economia per far ripartire l'Italia. Il pilastro su cui poggiare la rinascita è la guerra senza quartieri alla burocrazia. La norma blocca Tar, varata con il Dl semplificazioni, richiama l'articolo 125 del processo amministrativo: una procedura, già prevista in casi straordinari, per le opere strategiche, che ora si estende a tutti gli appalti finanziati con i fondi del Pnrr e del Pniec (Il Piano Nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030). All'impresa, che eventualmente vince il ricorso al Tar contro l'aggiudicazione dei lavori al concorrente, spetta esclusivamente una tutela risarcitoria: soldi. Basta sospensione dei lavori. Il cantiere andrà avanti. Spedito. Senza perdersi tra ricorsi e carte bollate. Sarà il giudice a stabilire l'ammontare del risarcimento. Nel Paese in cui i Tribunali amministrativi decidono le classifiche dei campionati di calcio, la novità rappresenta un cambiamento epocale. Basta leggere i numeri, pubblicati in un'inchiesta di Repubblica, per avere un'idea del macigno dei contenziosi amministrativi sulla competitività dell'Italia: centosettantaquattro ricorsi al giorno, più di mille e duecento a settimana, sessantaquattromila all'anno. Il Tar decide su tutto: Ilva, campionati di calcio, banche popolari, Dpcm, Covid, ulivi pugliesi, provvedimenti della Banca d'Italia, Agenzie fiscali, Uber, concessioni pubbliche, delibere della Consob, insegnamento in lingua inglese all'università. In passato ci hanno provato, senza successo, Romano Prodi e Matteo Renzi ad arginare il campo di azione della giustizia amministrativa. La norma, voluta da Brunetta, si ripropone la missione di ridurre il potere dei giudici amministrativi. Un potere considerato un deterrente per gli investitori stranieri, spaventati dai ricorsi e dalla lentezza delle decisioni. Ecco, dunque, che l'articolo 48 del Dl semplificazioni può segnare un cambio di passo. Una spinta per l'Italia a correre ad alta velocità. Liberando le risorse dalle ganasce della burocrazia. «Siamo intervenuti - continua il ministro Brunetta - eliminando i principali colli di bottiglia che potrebbero frenare la transizione digitale ed ecologica. Acceleriamo gli appalti e la realizzazione di importanti opere strategiche».
Un primo passo. Allo studio c'è un'altra misura, in grado di dare un'ulteriore spinta agli investimenti: l'introduzione di un modulo uniforme semplificato per il Superbonus. Il provvedimento dovrebbe andare in Conferenza unificata per il via libera già a metà della prossima settimana. Ma c'è chi storce il naso sulla norma blocca Tar.
È il caso di Gia Serlenga, presidente dell'Associazione nazionale giudici amministrativi, che a il Giornale smorza gli entusiasmi: «Pur comprendendo lo spirito positivo della norma, sbaglia chi crede oggi gli appalti siano bloccati dal Tar. I ricorsi sulle opere pubbliche hanno già una corsia privilegiata. Con questa norma si rischia di pagare due volte un'opera pubblica».
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