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La Grecia esce dall'austerity (ma non è ancora guarita)

Dopo 12 anni di "lacrime e sangue" Atene estingue il debito. Restano l'Iva alle stelle, l'inflazione e i salari bassi

La Grecia esce dall'austerity (ma non è ancora guarita)

Atene. La Commissione Europea plaude ad Atene che finalmente esce dal monitoraggio previsto dal protocollo dei salvataggi, ma l'austerità ha comunque lasciato dei segni sul circuito sociale del paese: ecco le luci (geopolitica e hub energetico) e le ombre (iva alle stelle e inflazione) del panorama greco.

La Grecia ha regolarmente pagato la tranche di agosto al Fondo Monetario Internazionale e, nonostante il programma di emissione obbligazionaria sensibilmente «ridotto» rispetto allo scorso anno a causa della crisi, i fondi disponibili ammontano a ben 37 miliardi di euro. Grandi riserve di liquidità, quindi, sono un buon viatico per affrontare il prossimo periodo, che si caratterizza per l'aumento del costo della vita: il governo ha così deciso, all'interno del bilancio per il 2023, di stanziare un accantonamento per interessi da 4,5 miliardi.

A mordere le caviglie dei cittadini c'è l'inflazione che è al livello più alto degli ultimi 30 anni, con i salari ancora bassi. Buone le performance economiche, come il livello di disoccupazione sceso al 12,8% mentre durante la crisi era giunto al record del 28%. La Commissione Europea prevede una crescita del 4% nel 2022 e del 2,4% nel 2023 mentre il PIL quest'anno supererà i 200 miliardi e il rapporto debito/PIL scenderà al di sotto del 180%. Per questa ragione il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, per la prima volta dopo due lustri, ha promesso di aumentare le pensioni dopo il caos finanziario.

Altro punto forte il turismo, che quest'anno dovrebbe sfondare i numeri record del 2019, superando i 30 milioni di visitatori: si tratta di una delle migliori stagioni turistiche di tutti i tempi che dà lavoro a più di un milione di greci, anche se proprio in quel settore rimane alto il tasso di evasione fiscale con il governo che impiega finanche i droni su alcune isole per controllare chi non emette scontrini e ricevute.

Oltre alle congratulazioni di Ursula von der Leyen e Charles Michel, anche il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, ha festeggiato l'uscita della Grecia dal regime di vigilanza rafforzata: «Grazie ai sacrifici e alla perseveranza del suo popolo e alla determinazione delle autorità, la Grecia chiude oggi un capitolo difficile della sua lunga e orgogliosa storia. Atene ha attuato efficacemente riforme chiave per rafforzare la sua economia e le finanze pubbliche. I suoi risultati sono tanto più lodevoli dato che questo periodo è stato caratterizzato da due gravi shock esterni: la pandemia di COVID-19 e l'invasione russa dell'Ucraina».

Grazie alle riforme del governo conservatore si moltiplicano le presenze internazionali, con colossi come Tesla, Pfizer e Snam che investono massicciamente nell'Egeo. Alla voce geopolitica ci sono altri positivi dividendi: la Grecia, sotto l'ombrello di Washington, è diventato uno strategico energy-hub con l'isola deposito di Revithoussa dove arriva il Gnl americano e per via della centrale ad Alexandroupolis da dove passa l'interconnector Grecia-Bulgaria (IGB), l'interconnector Grecia-Macedonia del Nord e il TAP. Proprio nel momento in cui la Turchia fa uno sgarbo agli Usa annunciando l'acquisto di un secondo lotto di S-400 dalla Russia, ecco che Atene può ergersi a piattaforma ideale per gli interessi a stelle e strisce tanto nel Mediterraneo orientale quanto nel costone balcanico. Lo dimostra, ancora di più, la recente visita al porto di Alexandroupolis del presidente della Commissione Relazioni Estere del Senato Usa, il repubblicano Robert Menendez.

Il senatore, accompagnato dall'ambasciatore americano ad Atene, George Tsounis, ha visitato il sito portuale diventato strategico sia per il dossier energetico, che per l'utilizzo da parte di truppe della Nato osservando che «gli Usa devono essere chiari: qualsiasi ampliamento dei legami della Turchia con il settore della difesa russo sarebbe un errore».

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