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La guerra di Corea alla corruzione Una cena costa la galera

Sarà vietato offrire un pasto o fare dei doni in occasione di matrimoni o di funerali

La guerra di Corea alla corruzione Una cena costa la galera

Fare un regalo a un chirurgo per un intervento riuscito bene o a un professore alla fine dell'anno scolastico del figlio o a un giornalista per l'impegno profuso nella scrittura di un articolo può costare molto caro in Corea del Sud. Fino a tre anni di carcere e migliaia di euro di multa. È quanto stabilisce la nuova draconiana legge contro la corruzione entrata in vigore a fine settembre nel Paese asiatico.

Per mettere definitivamente al bando le bustarelle, il Parlamento ha fissato la regola del «3-5-10»: dipendenti e pubblici ufficiali, così come impiegati in imprese statali o professionisti come medici, giornalisti e insegnanti, non potranno più farsi offrire cene dal valore superiore a 30 mila won (25 euro), regali dal costo superiore a 50 mila won (40 euro) e doni in occasione di matrimoni e funerali superiori ai 100 mila won (80). La legge Kim Young-ran, dal nome dell'ex giudice della Corte suprema che l'ha proposta, riguarda circa 4 milioni di persone e rischia di mettere in crisi un sistema di business come quello sudcoreano che prevede appunto l'elargizione di doni e regali. Più per tradizione e cortesia che per volontà di corrompere.

La legge appare esagerata soprattutto se si vanno a consultare gli indici di corruzione percepita nel Paese (per quanto possano valere queste statistiche). Secondo l'indice di Transparency International, nel 2015 Seul si classificava al 37° posto, al quinto se si tiene conto solo del settore pubblico. Eppure, secondo un sondaggio condotto dalla pubblica amministrazione coreana nel 2014, il 78,7 per cento degli intervistati ritiene che la corruzione nel pubblico sia grave, mentre il 90 per cento che sia un problema tra i politici.

La nuova norma potrebbe arrecare più danni che benefici al paese. Secondo l'Istituto coreano di ricerche economiche, le perdite totali potrebbero aggirarsi intorno ai 10 miliardi di euro all'anno, mentre il sindacato delle piccole imprese teme che le perdite dei commercianti al dettaglio si aggireranno intorno agli 1,5 miliardi. Tutti nel Paese si stanno adeguando per far fronte alle nuove misure: nei ristoranti sono comparsi menù economici «anti-corruzione», chiamati anche «menù Kim Young-ran». Il ministro dell'Agricoltura ha chiesto che il limite massimo di spesa venga alzato perché andrebbe a incidere gravemente sulla produzione di pacchi regalo che contengono carni pregiate, ma non a prezzi contenuti.

Addirittura, è nata una nuova professione nel Paese: quella dei «ran-parazzi». In Corea del Sud i paparazzi non sono solo i fotografi che corrono dietro alle star e alle celebrità, ma anche quelli che colgono in fallo comuni cittadini su infrazioni banali, come gettare i mozziconi di sigaretta per terra. I «ran-parazzi» sono appunto professionisti specializzati nel cogliere in fallo i manager nell'atto di fare regali troppo costosi ai pubblici ufficiali. La ratio del nuovo mestiere sta in un articolo della norma che prevede per gli informatori, ma sarebbe meglio definirli delatori, premi fino a 180 mila dollari.

Una scuola nella capitale, chiamata Quartier generale dei reportage per il bene comune, insegna agli aspiranti informatori a consultare i giornali per individuare i matrimoni o i funerali dell'alta società, ad intrufolarsi con telecamere e macchine fotografiche nascoste e a cogliere in fallo i manager.

Anche per evitare simili incidenti, tutte le grandi aziende del paese hanno organizzato corsi di formazione sui contenuti della nuova legge per i dipendenti.

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