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La guerra preoccupa più dei soldi: il sondaggio

Economia in secondo piano rispetto ai conflitti. E la fiducia nel governo continua a salire

La guerra preoccupa più dei soldi: il sondaggio

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La guerra preoccupa più dei soldi

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Oggi mi soffermo sugli «eventi» che nel corso degli ultimi giorni hanno colpito l'immaginario degli italiani.

Il monitoraggio degli «eventi» lo svolgiamo ormai da trent'anni, settimana dopo settimana, e gli spostamenti in genere sono di poco conto. Ad esempio, pensare alla crisi economica è diventato un fatto quasi naturale per cui sappiamo a priori che circa 10 italiani su 100 estraggono ogni settimana questo argomento dalla propria mente. La voce «crisi economica», che si è barcamenata ai margini del pensiero collettivo per tutti gli anni a partire dal 2000, in questo momento, è forse sottodimensionata rispetto al reale pensiero collettivo. La gente oggi pensa più intensamente alla guerra e alle sue eventuali conseguenze sul nostro Paese.

Parliamo un attimo di politica. Una cosa molto importante mi sembra il distacco quasi naturale degli italiani dai fatti di Governo considerati importanti da 3 italiani su 100. In ogni caso gli italiani che giudicano importanti i fatti di Governo risultano più vicini al sì che al no e questa informazione ha portato a una lieve crescita del Governo stesso nella loro mente.

Quanto alle elezioni europee, malgrado il chiasso che si sta facendo in merito, la loro importanza in termini di citazioni risulta scarsa (solo 4 italiani su 100 la citano come evento della settimana). L'evento a cui gli italiani hanno pensato di più, dopo aver citato la guerra, è quello dei due carabinieri uccisi nel Salernitano seguito da un evento positivo nazionale riguardante lo sport. In definitiva, la gioia di vivere in Italia sta lievemente diminuendo. Occorrerebbero più feste nazionali, più ricorrenze positive per le singole città e regioni e quindi una generale presenza di orizzonti positivi da toccare con mano con conseguente più «vitalità» collettiva.

Questa maggior vitalità potrebbe provenire anche dalla politica in particolare uscendo dall'agnosticismo che in questo momento circonda, come opinione pubblica, le elezioni europee. Secondo noi, infatti, il mercato elettorale è stato smosso da due episodi a priori non rilevanti in termini di grandi numeri, ma capaci di far discutere e quindi di risollevare l'atmosfera sonnacchiosa dell'opinione pubblica del nostro Paese.

Quatte quatte, due «forze nuove» sono entrate nell'agone politico, senza che alcuno le prevedesse. In primo luogo, sto parlando della rinascita della lista «Stati Uniti d'Europa», un nome quasi dimenticato ma mosso in questi giorni da grandi forze divergenti e forse un po' vicine al «gioco d'azzardo». In un colpo solo, con l'ingresso di nuovi nomi accanto ai nomi già esistenti, quell'idea di partito, potrebbe avere in mano più del 4% di voti e quindi alcuni deputati da giocare a Bruxelles. Chi l'avrebbe mai detto anche solo 30 giorni fa? E in secondo luogo, del Partito Libertà animato da Cateno De Luca, sindaco di Taormina, che sembra radicato in una decina di territori regionali, alcuni dei quali nel Centro-nord, non solo nell'estremo Sud, e che pensa di organizzarsi attraverso locali presenze ripetute ossessivamente.

Nei nostri sondaggi, ovviamente, la presenza di De Luca è per ora soltanto fantasmatica, ma la psicologia ci insegna che i fantasmi operano nella mente degli individui come grandi persuasori.

Quindi, attenzione alle mosse di questo secondo partito.

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