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Hong Kong, alta tensione Manifestazione vietata. E la Cina muove i soldati

Stop al corteo di domani. Pechino sposta soldati e mezzi: «Esercitazioni, ma tuteleremo la pace»

Hong Kong, alta tensione Manifestazione vietata. E la Cina muove i soldati

Nella notte tra martedì e mercoledì è apparso su internet un video che in poche ore è diventato virale ai quattro angoli del pianeta. L'ha pubblicato sul proprio sito China Central Television, l'emittente televisiva controllata dal governo di Pechino. Nel filmato, in tutto una cinquantina di secondi (visualizzato da oltre 150 milioni di naviganti) si vedono veicoli corazzati, con truppe a bordo, muoversi in direzione del confine con Hong Kong all'altezza di Shenzhen e l'arrivo di una nave da guerra nei pressi della città. Ren Guoqiang, portavoce del ministero della Difesa, si è affrettato a spiegare che si tratta di un'annuale esercitazione di routine, ma alcuni osservatori internazionali non sembrano d'accordo poiché la pubblicazione delle immagini precede di pochi giorni una grande manifestazione (l'ennesima) in programma nell'ex colonia britannica. Guoqiang ha ricordato le attività della guarnigione, tra cui anche le recenti esercitazioni, finalizzate «a proteggere e difendere Hong Kong, salvaguardando la pace e la prosperità». Eppure il sentore che la Cina potrebbe aver deciso di intervenire militarmente a Hong Kong, uno stato autonomo che fa parte del suo territorio dal 1997, per mettere fine a enormi proteste popolari che vanno avanti ormai da tre mesi e sono incentrate su richieste di maggiore libertà, diritti democratici e autodeterminazione, è tangibile. Finora Pechino si era limitata a toni minacciosi di ricorso a conseguenze e alla censura dei manifestanti.

Tutto questo accade a ridosso di una data molto importante, quella del 31 agosto. Sabato infatti cade il quinto anniversario di promulgazione della legge con cui la Cina, attraverso un white paper, impone all'ex colonia britannica di seguire le direttive del governo centrale del Partito comunista cinese. Le autorità non hanno autorizzato le manifestazioni calendarizzate per sabato dal Civil Human Rights Front (Chrf), il fronte pacifico della protesta. La motivazione è l'impossibilità di garantire l'ordine pubblico. I cortei sono stati banditi, ma non è escluso che si terranno lo stesso. Con il trascorrere delle settimane le proteste sono diventate sempre più violente e parecchie persone sono state arrestate. Lunedì scorso durante uno dei tanti cortei i manifestanti avevano lanciato bombe e mattoni e la polizia aveva risposto con cariche, lacrimogeni, arrivando persino ad esplodere in aria alcuni colpi d'arma da fuoco; episodio quest'ultimo mai accaduto in passato. Mercoledì notte un'altra mobilitazione era nata per segnalare le presunte violenze sessuali che sarebbero state commesse contro le donne da agenti di polizia durante e in seguito agli arresti di manifestanti.

«Pubblicare un video di soldati che marciano verso Hong Kong non è altro che un avviso intimidatorio nei confronti degli abitanti - rileva l'avvocato Dennis Kwok, rappresentante del consiglio legislativo della città - l'intervento militare innescherebbe scenari apocalittici, compresa la fine stessa di Hong Kong». Non solo, è di queste ore la notizia che Pechino starebbe per bloccare alcuni siti e applicazioni. In particolare dovrebbe essere oscurato Telegram, utilizzato soprattutto dai più giovani per sfuggire al Grande fratello della polizia, che lavora giorno e notte per identificare gli autori delle proteste. Un provvedimento che se attuato metterebbe in ginocchio l'economia di Hong Kong.

La fine di internet libero dissuaderebbe infatti gli investitori esteri a proseguire negli affari con l'ex colonia britannica.

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