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Hong Kong, la governatrice cerca il dialogo ma non ritira la legge sull'estradizione

No della piazza. Sospesi 936 account cinesi: "Screditavano la protesta"

Hong Kong, la governatrice cerca il dialogo ma non ritira la legge sull'estradizione

Una piattaforma di dialogo con i rappresentanti di ogni estrazione sociale e politica della città. Per risolvere le differenze, alla base della grande mobilitazione anti-governativa degli ultimi due mesi e mezzo, la governatrice di Hong Kong Carrie Lam propone un tavolo di concertazione. Tentativo che potrebbe però tramontare prima ancora di essere messo in atto. La decisione è nata dopo la manifestazione pacifica di domenica alla quale hanno preso parte 1,7 milioni di persone. «C'è l'impegno a dare risposte alle accuse sulla brutalità della polizia, mentre sulla contestata legge sulle estradizioni non c'è ritiro formale perché è morta e non c'è alcun piano per riesumarla», ha spiegato la governatrice ieri in conferenza stampa. Un'uscita che non convince i leader della protesta che chiedono a gran voce il suffragio universale e una maggiore indipendenza politica dalla Cina. «Si vedrà se nei prossimi giorni Lam incontrerà effettivamente i rappresentanti della protesta come ha promesso - commenta Joshua Wong, uno dei leader anti-Pechino -. Se non mette al centro del dialogo la libertà di voto sarà solo tempo sprecato e proseguirà il muro contro muro». Il vero banco di prova potrebbe essere la prossima grande manifestazione, annunciata per sabato 31 agosto, quinto anniversario della legge con cui la Cina, attraverso un white paper, impone all'ex colonia britannica di seguire le direttive del governo centrale del Partito comunista cinese.

Il braccio di ferro quindi continua e si espande anche sui social. Twitter e Facebook hanno scoperto e sospeso un'estesa rete di account falsi creati probabilmente dal governo cinese con lo scopo di creare disinformazione e screditare le proteste in atto, seminando discordia tra i manifestanti. Twitter per la cronaca ha rimosso 936 account, 7 pagine, 3 gruppi e 5 account. Facebook dal canto suo ha agito sul suo network individuando circa 15mila follower e 2mila account fasulli.

Strumentalizzazioni o meno dei social resta il fatto che le proteste continuano, espandendosi a macchia d'olio anche a Macao, territorio che vive le medesime condizioni politiche. Sono almeno sette le persone arrestate nell'ex colonia portoghese prima di una veglia a sostegno dei manifestanti della vicina Hong Kong, che non si è tenuta a causa del divieto imposto dalla polizia. Le manette sono scattate ai polsi di quattro cittadini di Macao, uno di Hong Kong e due cinesi. Tutto questo mentre la Bbc ha fatto sapere che un dipendente del consolato a Hong Kong sarebbe stato fermato al rientro dalla Cina nell'ex colonia britannica. Si tratta di Simon Cheng Man Kit, 28 anni, membro di un team dedicato alla promozione della Scozia, di cui non si hanno più notizie dall'8 agosto.

Una nota del Foreign Office precisa che Londra sta «cercando ulteriori informazioni dalle autorità della provincia di Guangdong e di Hong Kong».

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