Mondo

Hong Kong, governatrice in fuga: contestata, parla l'ologramma

La Lam costretta a lasciare il Parlamento durante il suo discorso. Si fa sostituire da un'immagine

Hong Kong, governatrice in fuga: contestata, parla l'ologramma

In 19 settimane consecutive di proteste anticinesi a Hong Kong, questa non si era ancora vista. Carrie Lam, l'impopolare governatrice della ex colonia britannica in rivolta, ha subito una forte contestazione mentre teneva un discorso davanti al Parlamento locale ed è stata costretta non solo a lasciare l'aula in tumulto, ma addirittura a completare il suo intervento in videoconferenza, ricorrendo per così dire all'ologramma di se stessa.

La governatrice era attesa per illustrare ai deputati il suo programma annuale di azione politica. Tra le altre cose, ironicamente, avrebbe dovuto annunciare il ritiro formale della legge sulla estradizione in Cina per una serie di reati, che ormai quasi quattro mesi fa aveva innescato le proteste popolari che non si sono più fermate. Non ne ha avuto l'occasione: i parlamentari dell'opposizione la attendevano al varco più che mai agguerriti, attrezzati con cartelli che la ritraevano con le mani sporche di sangue, e impedendole di fatto di parlare urlando senza tregua gli slogan della protesta. Due di loro indossavano maschere con il volto dell'odiato Xi Jinping, e sono stati espulsi.

Lam, che stava cercando di sostenere che le proteste degli hongkonghesi sono dovute a diseguaglianze sociali, mentre è inequivocabile che i cittadini chiedono libertà politiche che i comunisti cinesi negano, si è ritirata una prima volta fra le grida rabbiose degli oppositori. Ha poi cercato di ripresentarsi per continuare il suo discorso, ma ha trovato un'atmosfera ancor più surriscaldata e a quel punto ha definitivamente lasciato l'aula in tumulto. Poco dopo, i perplessi deputati l'hanno vista ricomparire su un maxischermo e il suo intervento di oltre un'ora non è stato più interrotto: averla costretta a una figura così misera dev'esser parso sufficiente ai contestatori.

Il palazzo del Parlamento era già stato oggetto di una pesante forma di contestazione lo scorso 1° luglio, quando giovani manifestanti mascherati l'avevano assaltato, sfregiando con vernice nera i simboli del potere di Pechino e ritirandosi solo quando la polizia era ormai sul punto di sgomberarli con la forza. Ieri, all'esterno dell'edificio, erano schierati un migliaio di poliziotti muniti di cannoni ad acqua. Nel suo discorso, Carrie Lam ha ribadito che è indispensabile porre fine alle proteste anticinesi, e che in caso contrario si troverà costretta a chiedere l'intervento delle forze militari di Pechino per «normalizzare» la situazione. Ieri il governo cinese aveva espresso «indignazione» per una nuova legge americana che se approvata prevede che il regime commerciale speciale di cui gode Hong Kong sia legato a verifiche periodiche del rispetto della sua autonomia da parte di Pechino. Appena due giorni fa, Xi Jinping aveva sinistramente minacciato «i nemici della stabilità a Hong Kong», alludendo al rischio che corrono di ritrovarsi «con i corpi schiacciati e le ossa fracassate».

Lo spettro di una seconda Tienanmen.

Commenti