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I cubani restano senza benzina: il Venezuela non la regala più. E in auto girano soltanto i turisti

I cubani restano senza benzina: il Venezuela non la regala più. E in auto girano soltanto i turisti

Il pieno di «super» all'Avana? Dall'altro ieri è un privilegio solo per i turisti che pagano in contanti e per le auto da loro affittate. Tutti gli altri comprese le aziende statali che acquistano il carburante con carte prepagate che si riforniscano di benzina «normale», detta anche la «spacca motori» visto il bassissimo contenuto di ottano e il fumo da ciminiera che produce. In realtà, la decisione del regime di Raúl Castro è stata obbligata visto che ormai da settimane Caracas ha interrotto le forniture di carburante alla dittatura caraibica essendo anch'essa rimasta a secco, e questo nonostante il Venezuela sia il Paese che ha più riserve di petrolio al mondo.

All'Avana la notizia preoccupa perché al fallimento economico del chavismo - sostituitosi all'ex Urss come finanziatore dei Castro dal 1999 si aggiunge una siccità senza precedenti che sta facendo crollare la produzione agricola dell'isola caraibica e la mancata entrata degli investimenti esteri, soprattutto quelli Usa, attesi forse troppo ottimisticamente dal castrismo dopo l'apertura obamiana. Come sempre quand'è spiacevole, la realtà a Cuba ovvero benzina buona solo ai turisti non è stata ancora annunciata dalle autorità ma è già confermata dall'agenzia stampa spagnola Efe, che ha avuto accesso alla direttiva interna della Cupet, la compagnia statale Unión Cuba-Petróleo che monopolizza la distribuzione di carburante all'Avana.

Di certo c'è che il disastro economico di Caracas che ha finito i soldi anche per importare la benzina di cui ha bisogno, altro che regalarne a Cuba - rischia di avere conseguenze letali per il regime di Raúl Castro. Di questo parlerà nelle prossime ore il presidente venezuelano Nicolás Maduro in visita lampo all'Avana - col suo omologo cubano, oltre che dell'opportunità di «blindare» la revolución bolivariana cancellando le elezioni presidenziali, previste a Caracas nel 2018. La scusa? «Motivi di ordine pubblico». Questo, a detta di molti ex chavisti dissidenti, pensa Maduro, consigliato in tal senso dallo stesso Raúl Castro. Staremo a vedere, anche se quest'ultima deriva dittatoriale non stupirebbe nessuno dopo la cancellazione delle elezioni amministrative venezuelane, lo scorso dicembre, «per la crisi economica».

E che Cuba e Venezuela siano ormai un tutt'uno basti ricordare che, già tre anni fa, la rivista britannica The Economist coniò la parola «VeneCuba» proprio per indicare come, oramai, i due Paesi siano la stessa cosa, politicamente ma, soprattutto, dal punto di vista militare - i servizi cubani gestiscono da tempo gli 007 di Caracas - ed economico. A fornire Cuba della benzina che prima le era regalata dal Venezuela potrebbe essere così l'Ecuador, che ieri è andato alle urne per scegliere il successore di Rafael Correa. Se a vincere sarà il suo delfino, Lenin Moreno, Raúl Castro potrà tirare un sospiro di sollievo e continuare senza troppi patemi a fare il dittatore «umanista».

In caso contrario per lui (e per i motori dei cubani) saranno dolori.

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