Elezioni Israele 2015

I duellanti che hanno spaccato il Paese a metà

"Bibi" e "Buji", diversissimi e simili soltanto nei loro buffi nomignoli

Un cartellone pubblicitario con i volti di Isaac Herzog e Benjamin Netanyahu
Un cartellone pubblicitario con i volti di Isaac Herzog e Benjamin Netanyahu

Tel Aviv - Hanno diviso il Paese i due candidati di uno dei voti più contrastati e incerti degli ultimi anni in Israele. Per settimane hanno spaccato l'elettorato durante la campagna, e ieri nelle urne. Il premier Benjamin Netanyahu e il suo rivale, il laburista Isaac Herzog a capo dell'Unione sionista, hanno diviso perfino a partire dal loro carattere, dal loro aspetto fisico, nonostante due nomignoli - Bibi e Buji - sorprendentemente simili.

Se Netanyahu ha un vocione incisivo e lo sguardo torvo e risulta a tratti burbero e scostante, Herzog è conosciuto dagli elettori (e dalla satira) per la sua baby face , la faccia da bambino. Il primo ministro, che ha governato per nove anni, sei consecutivi, ha incentrato la sua campagna elettorale e la sua eredità politica sulle questioni della sicurezza. Mr. Security, come è spesso chiamato Netanyahu, mette al centro del suo discorso politico il contenimento dell'Iran nucleare, la minaccia di Gaza e ora anche quella jihadista dal confine Nord con la Siria. I laburisti di Herzog, che hanno comunque messo assieme una credibile squadra di sicurezza di ex generali dell'intelligence e dell'esercito, hanno insistito su temi economici e sociali, visto che da anni ormai gli israeliani, soprattutto i giovani, si lamentano per il prezzo dell'affitto, il costo degli alimenti nei supermercati.

Così, davanti ai seggi ieri si è riproposta la stessa dinamica che da mesi divide il Paese: i gazebo colorati degli attivisti di tutti i partiti si contendono lo spazio sugli stretti marciapiedi di Tel Aviv, si discute replicando in strada il dibattito che da settimane riempie ogni sera i talk show serali. Da una parte c'è Israele il paese della costante emergenza, dei conflitti che lacerano la regione ciclicamente. Dall'altra, c'è una nazione assillata da una problematica normalità: la crisi economica, i prezzi troppo alti.

«Le questioni centrali dell'elezione sono la sicurezza e i temi finanziari - spiega davanti a un seggio Nathaniel, immigrato in Israele dalla Francia -. Per risolvere la questione della sicurezza è necessario votare a destra». Lui ha votato per Naftali Bennett, alleato del premier, più a destra di lui. Certo, la sicurezza è sempre la centro di ogni elezione in Israele, ha spiegato qualche giorno prima del voto al Giornale Eitan Schwartz, candidato sulla lista dell'Unione sionista e nella squadra del sindaco di Tel Aviv. Eppure, spiega, questa è la prima volta che gli israeliani sono realmente preoccupati da temi come il prezzo del formaggio, o di un monolocale in periferia.

C'è un'altra questione che ha opposto soprattutto dopo il discorso di Netanyahu al Congresso americano Bibi e Buji: le relazioni con gli Stati Uniti che per molti il premier avrebbe messo a rischio. La sinistra da settimane promette di rimarginare la ferita aperta con l'Amministrazione Obama. Roy ha una cinquantina d'anni, lavora nell'export con il Sud America e racconta di aver conosciuto personalmente Netanyahu quando lavorava nella pubblicità: «Uno che sa fare marketing», dice del premier, per cui però non ha mai votato. «Ho votato per Buji, perché ci vuole un cambiamento.

E perché non possiamo litigare con l'America».

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