Guerra in Ucraina

I progressi degli ucraini a Kherson e nel Donetsk. Stop al referendum russo

Slittano i piani sulla conquista del Donbass. E a Zaporizhzhia "staccato" l'ultimo reattore

I progressi degli ucraini a Kherson e nel Donetsk. Stop al referendum russo

La controffensiva ucraina nel sud del Paese è lenta ma continua. E punta alla liberazione di Kherson, la città sul Mar Nero occupata dai russi che rappresenta la principale roccaforte verso la Crimea. Le truppe di Kiev continuano a guadagnare terreno nella regione, provando a modificare gli equilibri in campo. Sono riuscite a penetrare per almeno 11 chilometri nel territorio occupato dai russi, raggiungendo diversi villaggi, e hanno attaccato nella regione di Kharkiv. Anche gli analisti dell'Institute for the Study of War hanno evidenziato i progressi della controffensiva ucraina nel sud e nell'est, sia lungo vari assi nella regione occidentale di Kherson che nel Donetsk. Progressi rivendicati domenica sera dallo stesso presidente Volodymyr Zelensky, che ha annunciato la riconquista di due città del sud e una terza dell'est. La bandiera ucraina è tornata a sventolare anche nel villaggio di Visokopillia, a nord di Kherson.

A frenare la spinta russa, attenuando la schiacciante superiorità della sua artiglieria, ha contribuito l'impiego da parte di Kiev dei sistemi di lancio multiplo statunitensi Himars e di altre armi, oltre alla distruzione di alcuni depositi di munizioni nemici. Tanto che a Mosca aumentano i timori per la possibile fornitura di altri sistemi d'arma promessi all'Ucraina dalle nazioni occidentali. Secondo l'intelligence britannica è altamente improbabile che la Russia riuscirà ad occupare l'intero Donbass entro il 15 settembre, come si era prefissata. Sta facendo progressi limitati, riuscendo ad avanzare soltanto di un chilometro a settimana. E probabilmente è stato proprio il mancato rispetto delle scadenze a convincere il Cremlino a sospendere i piani per il referendum sull'annessione dell'Ucraina meridionale. «Eravamo pronti per il voto, volevamo tenere il referendum molto presto, ma a causa degli eventi attuali penso che ci fermeremo per il momento», ha detto Kirill Stremooussov, capo dell'amministrazione dell'occupazione russa a Kherson. «La sospensione - ha aggiunto - è abbastanza spiegabile dal punto di vista pratico. Non mettiamo il carro davanti ai buoi e restiamo concentrati sul nostro compito principale, vale a dire dare da mangiare alla gente e proteggerla».

Sempre più caldo anche l'altro fronte del conflitto, quello della centrale nucleare di Zaporizhzhia, da mesi in mano russa, dove è in corso un'ispezione dei tecnici dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica per verificarne le condizioni di sicurezza. Ieri l'operatore per l'energia nucleare di Kiev, Energoatom, ha fatto sapere che l'ultimo reattore in funzione era stato disconnesso dalla rete elettrica ucraina. Poi le autorità filorusse che controllano l'area hanno precisato che sta funzionando all'80 per cento della sua potenza e che gli ultimi raid ucraini nel territorio non hanno colpito direttamente la centrale.

Secondo l'ufficio stampa dell'amministrazione comunale di Energodar, la città dove si trova l'impianto, gli ucraini avrebbero lanciato tre colpi artiglieria contro la centrale, nonostante la presenza degli ispettori Aiea: «Non è un fattore determinante che impedisce al regime di Kiev di continuare a emettere ordini per portare avanti altre provocazioni».

La centrale sarebbe stata «colpita in modo disordinato», ma «il livello di radiazioni sarebbe nella norma e nessuna delle strutture chiave della centrale elettrica sarebbe stata danneggiata».

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