Guerra in Ucraina

I timori di Ue e Nato per le mosse di Minsk. "Un campo militare per i soldati Wagner"

Rischio di attacchi dalla Bielorussia: via alla costruzione di basi per 8mila mercenari. La Polonia rafforza i confini, da Berlino 4mila soldati in Lituania. Gli Usa cauti sull'atomica

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La Polonia ha già rafforzato i controlli al confine con la Bielorussia, la Germania dispiegherà in Lituania, in modo permanente, una robusta brigata di 4mila soldati. Ma Vilnius vuole di più. Preoccupata di un «vicino imprevedibile e pericoloso» come la Russia e di una Bielorussia sempre più addentro alle dinamiche putiniane, la Lituania chiede anche alla Nato di «preparare piani molto specifici per rafforzare il fianco orientale».

Cresce la paura in Europa, specie lungo i confini «caldi». Con la Russia, ora anche la Bielorussia spaventa sempre più, dopo che il presidente Aleksandr Lukashenko si è ritagliato il ruolo di grande mediatore, per fermare la «marcia su Mosca» di Prigozhin, e anche di «custode», almeno per ora, della latitanza a tre stelle del boss ribelle. Il leader bielorusso parlerà oggi alla nazione, dopo che lo ha fatto ieri in tarda serata Putin lodando e ringraziando apertamente Lukashenko per l'aiuto. «Ora ci troviamo davanti a due ipotesi - analizza il ministro degli esteri lituano Landsbergis - O la Wagner viene integrata all'interno dell'esercito russo. Oppure segue Prigozhin in Bielorussia».

A confermare le più fosche previsioni è arrivata ieri anche la notizia del via alla costruzione di un campo militare, proprio in Bielorussia, capace di ospitare 8mila mercenari della Wagner. Il giornale indipendente bielorusso Verstkaha racconta che i lavori sono già cominciati a Osipovichi, a 200 chilometri dal confine con l'Ucraina. Gli operai hanno rivebuto ordini di costruire in tempi brevissimi su una superficie di 24mila metri quadrati. Eppure fino a ieri non c'era ancora traccia in Bielorussia dei paramilitari al soldo dell'oligarca Prigozhin. Notizia che non basta a far dormire sonni tranquilli Paesi Baltici, Polonia ed Europa tutta, dove crescono i timori per il ruolo che Minsk rivestirà, d'ora in poi, sul palcoscenico o nelle retrovie belliche. «Dobbiamo monitorare la situazione con attenzione - insiste il ministro lituano - perché, se così sarà, è chiaro che ci troveremo davanti a uno scenario simile a quanto accaduto prima del 24 febbraio 2022», quando la Bielorussia fece da testa di ponte per l'attacco dell'Ucraina da nord e il tentato golpe a Kiev. «Abbiamo visto sabato - conclude Landsbergis - che un'unità militare ha impiegato appena mezza giornata per arrivare a 200 km da Mosca. Ora è facile capire con quanta facilità potrebbe attraversare la Bielorussia e minacciare direttamente la Lituania».

Timori rilanciati dalla leader in esilio dell'opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya: «Se Prigozhin viene in Bielorussia con i suoi scagnozzi, minaccerà anche i nostri vicini, la Polonia, la Lituania e la Lettonia». Non solo. «In Bielorussia, il capo della Wagner potrebbe essere coinvolto nell'addestramento di truppe di Minsk, in traffici di armi o in un nuovo attacco all'Ucraina dal confine nord».

Previsioni inquietanti, ancora di più se si pensa al dispiegamento, appena due settimane fa, delle atomiche russe, sotto il controllo di Mosca, sul territorio bielorusso. Per Lukashenko si tratta di ordigni tre volte più potenti della bomba di Hiroshima. Potrebbero colpire Kiev, Varsavia e Vilnius in due minuti e, in poco più, le altre città europee. Nato e Stati Uniti ne sono consapevoli, pur rassicurando di non avere «alcun segnale» che il Cremlino intenda usarle. «Gli eventi mostrano un errore strategico di Putin - spiega Stoltenbeger dalla Lituania - ma «stiamo monitorando anche la situazione in Bielorussia», dopo l'«irresponsabile» trasferimento di armi nucleari. Restiamo vigili».

Putin indebolito fa crescere la preoccupazione per la valigetta nucleare e Lukashenko, inebriato dall'ultimo «successo», spaventa altrettanto. Potrebbe cercare altra gloria.

Ma c'è un'altra ipotesi: «L'insurrezione ha avviato processi irreversibili nelle élite russe - spiega Tikhanovskaya - Ha dimostrato che Putin non è onnipotente e Lukashenko senza Putin non sopravvivrà».

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