Cultura e Spettacoli

Quel film sull'hip hop americano specchio della nuova guerra razziale

Un lungometraggio "scorretto" che divide gli Stati Uniti ma che racconta l'odio che avvelena una generazione

Quel film sull'hip hop americano specchio della nuova guerra razziale

Guardando in un cinema di una contea periferica del sud della Florida Straight Outta Compton , il film sul gruppo nero hip-hop N.W.A. degli anni '80 che sta sbancando i botteghini americani, mi sono chiesto: cosa resterà di quest'opera una volta che l'avranno tradotta e doppiata in italiano. Non resterà quasi niente. È un film fragorosamente musicale, e anche gentilmente musicale, ma prima di tutto è un film sulla parola e sul conflitto razziale che si è riacceso da più di un anno negli Stati Uniti specialmente del Sud.

La lingua usata non è esattamente l'inglese ma l'afro-americano, un idioma formalmente riconosciuto come una lingua da oltre vent'anni. I neri si chiamano fra loro «nigga» (parola tabù per i bianchi) e scandiscono un turpiloquio identitario: è il loro turpiloquio ed è basato sull'oscenità. E' un mondo di «motherfucker» (uno che si fotte la madre), con l'intercalare «fuck» che ricorre più o meno una parola sì e una no e che non è traducibile, come invece fanno gli esportatori, con «cazzo», che non c'entra niente (suggeriamo di vedere questo film in edizione originale sottotitolata quando sarà nelle nostre sale a ottobre). I film è grandioso, con la società americana squartata come un pollo alla diavola, fra il documentario proibito e il talento musicale del gruppo che aprì la storia del Rap più di trent'anni fa. E qui una seconda osservazione: questo film mostra che non ci può essere altro rap che non sia quello afroamericano in un contesto afroamericano, venato d'odio sublimato dall'invettiva e dal rancore per la polizia. Odio e rancore dunque, prevalentemente contro la polizia che nel film appare nei pestaggi autentici, nelle aggressioni improvvise e immotivate. Vale la pena notare che nel film fra i poliziotti che pestano i neri, la maggior parte è nera. Quando il film è uscito la polizia di Los Angeles ha protestato: «Questo film getta benzina sul fuoco degli incidenti razziali ed espone gli agenti a rischi insostenibili». La polizia è furiosa con la casa produttrice, la Universal, che è stata accusata di inseguire profitti sulla pelle degli agenti. Gli autori del film hanno risposto che i fatti sono fatti e l'hanno sottolineato inserendo nel film una scena in cui i poliziotti di Los Angeles, negli anni Ottanta intervengono a un concerto dei N.W.A e chiedono a gran voce che lo spettacolo venga epurato dai brani contro la polizia. Fuck you! è la risposta corale col medio alzato: fottetevi. E lo spettacolo va avanti finché non viene interrotto da una serie di colpi di pistola sparati in aria con conseguente fuga di massa e pestaggi all'uscita.

I poliziotti odierni non sparano in aria, ma temono che questo film alimenti una guerra civile latente. Sta di fatto che Straight Outta Compton arriva dopo un anno di tensioni razziali e di video le cui immagini mostrano pestaggi e uccisioni senza motivo di gente nera. In questi mesi molte polizie locali hanno adottato delle videocamere fissate sul cappello dei poliziotti sulla strada. Le telecamere hanno raccontato in diretta comportamenti violenti in cui spesso c'è scappato il morto. La società afroamericana non esce in modo angelico dal film e neppure dalla realtà. Dr Dre, uno dei membri storici del gruppo, è oggi un miliardario avendo venduto ad Apple la sua casa di produzione «Beats» per tre miliardi di dollari.

È stato fatto a pezzi dalle donne della sua vita che lo hanno accusato di ogni genere di abuso, sessuale e non, fra cui percosse, stupri, maltrattamenti e umiliazioni. Dr.Dre si è scusato mille volte e la Apple ha dichiarato di credergli anche perché ne vanno di mezzo affari miliardari. Quale sia il ruolo della donna nella società afro è descritto dalle immagini: nel film le ragazze appaiono solo come «black chicks», pollastre nere, pronte a servire sessualmente il loro padrone senza esprimere opinioni, fumando e ridendo in modo sommesso. Ciò che si vede della cultura afroamericana nel film girato da F. Gary Gray sembra molto autentico specialmente quando è sconcertante: è la cultura di un mondo dominato da enormi maschi «alfa» superpalestrati che si sfidano, si picchiano, se occorre si uccidono, si umiliano. Questo è quel che accade anche nello storico collettivo «gangsta» in cui sono nati e si sono fatti le ossa oltre a Dr. Dre, anche Ice Cube (cubetto di ghiaccio) e Eazy-E. Quando Ice Cube riceve in ospedale la letale (all'epoca) diagnosi di Aids, protesta «Ain't fag» «non sono mica frocio».

Dunque quello descritto è un mondo machista, incline a rispondere occhio per occhio. Al regista è stato rimproverato di non aver raccontato la storia degli abusi sessuali e delle violenze sulle donne. Gray ha risposto: «All'inizio volevamo mettere anche questi contenuti, poi però il racconto ha preso tutta un'altra piega». Che cosa resta dalla visione di Straight Outta Compton ? La risposta non può che essere soggettiva, ma certamente resta la sensazione di uno spettacolo imponente, senza pause, con una musica magnifica. L'ira contro la polizia è il filo conduttore. Ma il film nel suo complesso, sembra più un ammortizzatore d'odio che una bomba incendiaria.

Certamente il film incassa perché la marea razziale si ingrossa perché l'intolleranza, le aggressioni e gli omicidi a sfondo razziale si sono moltiplicati negli ultimi anni del governo Obama, come se la classe afroamericana suburbana non ne potesse più di attendere la rivoluzione di premessa e mai vista.

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