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Gli inglesi contro "i riciclatori russi". E la Svezia prepara i suoi alla guerra

A Londra deputati contro i "cleptocrati" del Cremlino che derubano il Paese. A Stoccolma opuscolo in 5 milioni di copie

Gli inglesi contro "i riciclatori russi". E la Svezia prepara i suoi alla guerra

Più che oligarchi, più che spregiudicati uomini d'affari. I deputati inglesi li definiscono «cleptocrati». Li additano come un'élite corrotta impegnata a derubare la Gran Bretagna e a minacciare la sicurezza interna del Paese con l'uso spregiudicato di denaro sporco. È un doppio atto d'accusa quello messo nero su bianco dalla Commissione Affari Esteri inglese, che in un report dal titolo «L'oro di Mosca: la corruzione russa nel Regno Unito» punta in primis il dito contro «il presidente Putin e i suoi alleati capaci di proseguire come se nulla fosse, business as usual, i propri affari nascondendo e riciclando i capitali a Londra». E infischiandosene della «forte retorica» inglese e delle sanzioni anti-russe introdotte dopo l'avvelenamento dell'ex spia Sergej Skripal in territorio britannico.

Ma l'atto d'accusa della Commissione inglese è doppio e riguarda anche il governo di Londra, a cui i deputati di Westminster suonano la sveglia, sostenendo che un approccio troppo lassista nella lotta al riciclaggio sta mettendo fiumi di denaro «direttamente nelle mani di regimi capaci di nuocere al Regno Unito, ai suoi interessi e ai suoi alleati», lasciando che «cleptocrati e sfruttatori dei diritti umani usino la City per ripulire i capitali guadagnati in maniera disonesta e aggirare le sanzioni».

È l'ora di dire basta, dicono i parlamentari. Di fare in modo che le sanzioni non si riducano a meri provvedimenti di facciata. «Quei capitali - scrive la Commissione - sui quali il Cremlino può contare in ogni momento, sia direttamente che indirettamente sostengono la politica del presidente Putin che punta a sovvertire il sistema di regole internazionale, a indebolire i nostri alleati e a erodere le reti internazionali di mutuo rinforzo che supportano la politica estera del Regno Unito». E ancora: «Negli anni la Russia è passata dall'essere uno Stato corrotto a diventare un esportatore di instabilità». Perciò l'avvertimento a Downing Street: «Non ci sono scuse perché la Gran Bretagna chiuda gli occhi».

La Commissione ricorda come, due giorni dopo l'annuncio di espulsione di 23 diplomatici dal Regno Unito, «la Russia è riuscita a intascare 4 miliardi di dollari in eurobond, la metà dei quali comprati da investitori provenienti dal Regno Unito». E il giorno precedente quel fatidico 16 marzo, il colosso petrolifero Gazprom (detenuto in maggioranza dal governo di Mosca) è riuscito a intascare 656 milioni sulla vendita di bond, alcuni dei quali comprati da investitori britannici. Così la Commissione finisce per suggerire a Downing Street di intervenire perché le sanzioni non consentano scorciatoie. I deputati inglesi chiedono di prendere di mira altri individui legati al Cremlino mentre il mancato rinnovo del visto al patron del Chelsea, Roman Abramovich, vicino a Putin, conferma che una stretta è già in corso e prevede una revisione dei criteri con cui vengono rilasciati i visti tier one (durata 40 mesi), riservati ai ricchi stranieri che investono oltre 2 milioni di sterline.

Intanto il portavoce del Cremlino risponde piccato alle accuse: «Siamo testimoni della mania russofoba del Regno Unito», dice Dmitri Peskov. Di certo c'è che la paura comincia a diffondersi in Europa, dove un altro Paese appronta contromisure nel timore di una minaccia militare russa. Il governo svedese diffonderà dal 28 maggio un opuscolo, tradotto in 13 lingue e destinato a 4,8 milioni di cittadini, in cui fornisce istruzioni «in caso di crisi o guerra» (citate proprio nel titolo), oltre che di disastri naturali.

Lo fa in un momento di forte tensione con Mosca e dopo aver costruito sul mar Baltico, a pochi chilometri dall'enclave russa di Kaliningrad, 350 rifugi antiatomici.

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