Mondo

Islanda, obbligatoria la parità di salario uomo-donna

Islanda, obbligatoria la parità di salario uomo-donna

L'Islanda è il primo Paese al mondo a imporre per legge la parità salariale fra uomini e donne. Con l'inizio dell'anno scattano i controlli e le imprese con più di 25 dipendenti rischiano sanzioni pecuniarie se non dimostreranno che le retribuzioni sono esenti da disparità dovute al genere. Con questo provvedimento l'isola dei ghiacci e dei vulcani (102 chilometri quadrati in pieno Atlantico del nord abitati da 332mila persone) si conferma all'avanguardia nella lotta alle discriminazioni, dato che negli ultimi nove anni è sempre stata prima nella classifica mondiale della parità di genere stilata dal World economic forum.

E proprio per questo la legge appena entrata in vigore, dopo che era stata approvata dal parlamento di Reykjavik nel marzo scorso, arriva paradossalmente dove ce n'è meno bisogno. Infatti in Islanda la differenza media fra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne è del 14/20%, percentuale molto inferiore rispetto a quella che si riscontra in tutti gli altri Paesi europei. Inoltre in Islanda l'80% delle donne lavora, mezzo Consiglio dei ministri appartiene a quello che una volta veniva definito il sesso debole e la legislazione in tema di violenza di genere, quote rosa e maternità è da tempo molto avanzata. E nel 1980 l'Islanda fu il primo Paese al mondo ad avere una donna, Vigdis Finnbogadottir, alla presidenza della Repubblica.

Eppure per convincere il parlamento di Reykjavik a imporre la fine della discriminazione retributiva di genere c'era voluta, nell'ottobre del 2016, una grande manifestazione pubblica nella quale migliaia di donne (ma anche uomini) in sciopero chiesero al potere legislativo di intervenire. Cosa che fece, come detto, nel marzo successivo.

«La storia dimostra che a volte se vuoi il progresso sei costretto a imporlo dall'alto contro chi vi si oppone», aveva commentato dopo l'approvazione della legge il ministro per gli Affari sociali e l'uguaglianza, Thorstein Viglundsson.

RE

Commenti